Quando il Rock cambiò pelle

Ventiduesima Puntata

Nell’ottobre del 1969 la musica rock esce improvvisamente dagli anni Sessanta e si proietta con potenza nel decennio successivo. L’elemento scatenante di questo cambiamento è la pubblicazione, a inizio mese negli U.S.A. , e successivamente anche nel Regno Unito, di “Whole Lotta Love”, che è la prima traccia del secondo album del gruppo rock Led Zeppelin. 

Questo brano, concepito alla fine degli anni Sessanta contiene in sé molti degli elementi che saranno poi caratteristici di tutta la musica rock negli anni seguenti, e il gruppo che l’ha composto, i Led Zeppelin appunto, viene unanimemente riconosciuto come uno dei più importanti, se non addirittura il più importante, del genere che allora veniva chiamato Hard Rock, rock duro, per distinguerlo da quello un  pò più leggero e tendente al pop che caratterizzava gli anni precedenti.

Yardbirds

Senza voler fare un approfondito escursus sulla storia dei Led Zeppelin, possiamo dire che il gruppo nasce, come si suol dire, dalle ceneri di un altro gruppo molto famoso nella seconda metà degli anni Sessanta, gli Yardbirds, di cui faceva parte il chitarrista Jimmy Page che successivamente, assieme al bassista John Paul Jones, chiese al cantante Robert Plant e al batterista John Bonham di formare, appunto questo quartetto destinato a diventare un modello e un punto di riferimento per molte band negli anni successivi.

Jimmy Page

Si può dire, a ragione, che qualcosa di estremamente innovativo nella musica rock era stato portato, in quegli anni, anche da Jimi Hendricks con la sua chitarra. La differenza però sta nel fatto che Hendricks, nonostante il valore dei musicisti che lo accompagnavano era essenzialmente un solista e da lui dipendeva praticamente tutta la musica prodotta.

I Led Zeppelin rappresentavano, invece, un gruppo formato da quattro persone dotate di capacità musicali di prim’ordine e di una forte personalità, ognuna delle quali contribuiva in modo importante non solo alla composizione dei brani ma anche, e forse soprattutto a creare il suono generale della band che era così estremamente particolare e riconoscibile.

Led Zeppelin

Quando hanno dato alle stampe il secondo album i Led Zeppelin erano già famosi perché il loro primo disco aveva avuto un ottimo successo sia di critica che di vendite. E’ un album molto interessante nel quale, però, sono presenti molto le influenze della musica blues soprattutto americana, influenze che saranno, a volte, presenti anche nella produzione futura della band e che procureranno al quartetto alcuni problemi inerenti accuse di plagio anche, come vedremo in seguito, su un brano come “Whole Lotta Love”.

Led Zeppelin II è stato registrato praticamente “on the road” durante una tournee tra una città e l’altra ed è stato pubblicato con molta fretta, visto le richieste pressanti del pubblico che li amava. L’uscita è stata talmente anticipata che, in alcuni paesi, tra cui l’Italia, visto che le copertine non erano ancora pronte, veniva venduto con una cover provvisoria e all’acquirente veniva dato un buono per poter, successivamente, ritirare la copertina definitiva.

A tal proposito c’è da dire che anche la copertina risulta molto particolare perché, in pratica si tratta di una vecchia foto che ritrae degli aviatori tedeschi della Prima guerra mondiale, la compagnia guidata dal Barone Rosso, le cui facce sono state rimpiazzate dai volti dei membri della band più quelli di alcuni musicisti e perfino quella di un astronauta che doveva essere Neil Armstrong ma che, per un errore del fotografo, risultò poi essere quella di Frank Borman, un altro astronauta. Sullo sfondo si vede la sagoma stilizzata dello Zeppelin che era un famoso dirigibile di quei tempi.

Whole Lotta Love è un brano molto importante perché contiene in se molte delle caratteristiche fondamentali della musica rock.

C’è un potentissimo “riff” di chitarra elettrica, lo strumento che rappresenta la voce più caratteristica del rock, meglio se con un suono leggermente distorto, c’è un testo molto esplicito con chiari riferimenti sessuali e ci sono, non nel brano ma nella vita del gruppo, tutta una serie di vicende legate all’uso di sostanze non del tutto lecite, che caratterizzavano i momenti in cui i musicisti erano in tournee.

Se si dovesse identificare la musica rock col famoso detto “Sex and Drugs and Rock and Roll” potremmo dire che i Led Zeppelin erano i padri fondatori.

Una delle accuse rivolte al gruppo per Whole Lotta Love è quella di aver preso ispirazione da altri brani, almeno un paio, per la stesura del pezzo.

Il primo si intitola “You need Love” che Willie Dixon scrisse per Muddy Waters nel 1963 e il secondo del gruppo inglese Small Faces del 1966 il cui titolo è “You Need Lovin”.

Per prima cosa bisogna dire che il blues costituisce il retroterra culturale e musicale della maggior parte dei musicisti rock. È un genere che dal punto di vista della forma è molto semplice, almeno in origine, caratterizzato da elementi strutturali che si ripetono. Ed è abbastanza ovvio che i musicisti prendano ispirazione da brani blues perché questo è il genere con cui, praticamente, tutti iniziano a imparare a suonare ed è, di solito, anche il primo genere di musica che si suona quando si sta per formare un gruppo, per trovare l’affiatamento tra i musicisti e per conoscersi meglio dal punto di vista musicale.

Del resto i Led Zeppelin non hanno mai negato di aver subito influenze dai vari bluesman in voga in quegli anni e nemmeno dal brano di Willie Dixon che suona in questo modo

You Need Love

In questo caso il plagio è soprattutto da riferirsi non tanto alla musica, questo è infatti un blues acustico piuttosto tradizionale, quanto al testo perché, in effetti, ci sono intere frasi che sono state prese e traslate nel testo di Whole Lotta Love.

Questo fatto porterà ad una causa che Willie Dixon intenterà con successo contro i Led Zeppelin al punto da costringerli a farlo comparire tra gli autori del pezzo.

Anche il brano degli Small Faces ha una certa somiglianza con Whole Lotta Love soprattutto per quello che riguarda il modo di cantare di Steve Marriott da cui Robert Plant ha preso molto come si può notare ascoltandolo

You Need Lovin

Un’altra cosa da dire, prima di addentrarsi nello specifico del brano è che, pur avendo avuto un larghissimo successo, questo brano non è mai stato, come è accaduto per tutti i brani dei Led Zeppelin, rilasciato sul mercato come singolo, tranne che negli U.S.A. Questo perché la casa discografica, la Atlantic, riteneva che , per l’immagine del gruppo, fosse indispensabile puntare sui Long Playing e non sui singoli che potevano dare un immagine un po’ distorta del gruppo stesso. E questo ci può dare una precisa idea di quanto fosse diverso e più attento, allora , il mercato discografico alle esigenze degli artisti .

Il primo aspetto su cui puntare l’attenzione riguarda il testo.

E’ uno dei più espliciti e scandalosi della storia del rock perché, in pratica, è la rappresentazione esplicita e molto descrittiva di un’azione sessuale. Già il titolo, che significa “Tutto il mio amore” potrebbe dare adito a un’interpretazione romantica ma, ben presto si capisce che al termine Love viene dato un significato molto più carnale. Tutta la storia è molto cruda. E’ quasi una storia di prevaricazione nella quale, però, non si capisce esattamente chi “guida” la faccenda. All’inizio sembra lui poi, in realtà, ci si rende conto che forse è lei a prendere in mano le redini del gioco.

Il tutto è in costante escalation. Si va da frasi che potrebbero ancora dare la possibilità di essere interpretate in modo diverso tipo :” Way down inside, i’m gonna give  you my love” ad altre che non danno possibilità di equivocare tipo “I’m gonna give you every inch of my love” per finire con la clamorosa :”Shake for me, baby, i wanna be your backdoor man”.

Robert Plant

A rincarare la dose ci pensa il modo di cantare di Robert Plant che rende ancora più esplicita la cosa. E’ un canto molto carico di tensione con una tipica vocalità da tenore rock leggero, del tutto sconosciuta, ad esempio nella nostra musica, con la quale enfatizza, come vedremo , i momenti salienti del testo.

Il brano si apre con un famosissimo “riff” di chitarra. Un “riff” è una frase, ritmica e melodica contemporaneamente, solitamente della durata di due o quattro battute, che costituisce la trave portante di tutto il brano. Deve essere semplice ed efficace allo stesso tempo e, generalmente, è eseguito dallo strumento più rappresentativo della musica rock, la chitarra elettrica meglio se con un suono leggermente distorto e saturo.

I riff più importanti della storia del rock sono, in pratica, tre.

I primi due , che riconoscerete senz’altro, sono questi:

Riff : Satisfaction e Smoke on the Water

Il terzo, per importanza, è il riff di apertura di Whole Lotta Love

Riff di Whole Lotta Love

Questo riff dura due misure, praticamente otto movimenti, che si ripete continuamente nella prima parte del brano e costituisce uno degli esempi tipici di costruzione di un brano rock.

Diretto, semplice, facilmente memorizzabile, che funziona soprattutto se “sparato” a forte volume come si usa di solito in questo genere di musica.

C’è il riff, poi l’entrata del basso elettrico che raddoppia la chitarra, poi entra la voce con un timbro molto “aggressive” ad enfatizzare il senso del testo, come in questo caso

Voce di Robert Plant

Quando poi sembra che il clima già rovente debba giungere al suo climax, comincia, al minuto 1 e 58, una sezione che è quasi sperimentale, inusuale per un brano rock.

John Bonham

Ci sono effetti d’eco e di riverbero e Jimmy Page utilizza uno dei primi strumenti elettronici, inventato nel 1919, chiamato Theremin. E’ uno strumento che viene suonato senza entrare direttamente in contatto con esso muovendo le mani tra due antenne che captano le variazioni del campo magnetico. Ha un suono molto particolare ed è stato usato spesso nelle colonne sonore, ad esempio nella meravigliosa scena finale di “Qualcuno volò sul nido del Cuculo”, ma anche nella musica leggera tipo in “Thriller” di Michael Jackson del 1982.

Theremin

In questa sezione, oltre a tutti gli effetti sonori, c’è anche la voce che, all’inizio, emette solamente gemiti e sospiri che accrescono ulteriormente la tensione sessuale

A questo punto c’è un’entrata fulminante della batteria di John Bonham sella quale si innestano dei fraseggi di chitarra melodico-ritmici e comincia l’ultima parte del brano in cui il clima, se possibile, diventa ancora più rovente

Ripresa del ritmo

E quando sembra che questo andamento sia quello definitivo e che i Led Zeppelin vadano avanti fino alla fine, in realtà arriva un’altra sorpresa perché il brano si ferma nuovamente per dare modo a Robert Plant di lanciare ancora una serie di richiami che culminano con la parola “Love” allungata quasi all’infinito con l’uso di effetti di eco e riverbero in modo molto interessante

Finale

L’energia che sprigiona il finale di questo pezzo è veramente notevole e non ha niente a che vedere con molta della musica che andava per la maggiore in quel periodo.

Questo brano proietta il rock nel decennio successivo e lo fa entrando dalla porta principale.

Per apprezzarlo interamente andrebbe ascoltato con delle buone cuffie per capirne non solo la potenza, ma anche per cogliere tutta la ricerca sonora, di effetti e di “panning” cioè di passaggi del segnale da un canale all’altro e per cogliere tutta la forza innovativa del “sound” di questo gruppo.

E’ un brano nato anche dallo spirito particolare e dalla volontà di ricerca anche durante le fasi di registrazione. E’ emblematico, infatti, quanto dichiarato qualche anno fa dal tecnico del suono, Eddie Kramer, che ha collaborato alla registrazione:

” Tutta la faccenda nasce dal fatto che ci piaceva tenere nel brano anche piccoli errori e cose che venivano fuori casualmente perché questo aggiungeva vibrazioni positive. Così abbiamo lasciato all’interno del brano anche unj colpo di tosse che c’è all’inizio, e quando Plant pronuncia il verso :”Way down inside” ci siamo accorti che da una traccia precedente era rimasto un eco e un riverbero che non potevamo togliere. Così abbiamo deciso di fregarcene e lasciarlo dentro e vedere quello che succedeva. È stato un grosso errore? È stato un errore felice:”