Paesaggio Catalano
Joan Mirò
Un brano pirotecnico composto da uno dei musicisti più prolifici ed importanti dei nostri tempi.
Puntata numero novantatré
“Ho deciso quando ero giovane che avrei mantenuto il mio interesse per la musica sempre al massimo livello. Sono riuscito così a evitare di cadere nell’abitudine di fare sempre le stesse cose e tale scelta si è rivelata quella giusta. Non mi lascio distrarre da altro e mi diverto un sacco a creare. Mi sento onorato e fortunato di poter continuare a farlo e di essere in grado di guadagnarmi da vivere facendo ciò che prediligo.”
Queste frasi che, da sole, sono la testimonianza di un rapporto creativo e, potremmo aggiungere, sano e genuino, con la propria arte, sono state pronunciate, anni fa, da un musicista tra i più importanti degli ultimi settant’anni.
Il suo nome è Armando Anthony Corea, meglio conosciuto come Chick Corea.

Nella scorsa puntata abbiamo parlato dei famosi “Fab Four”, questo è l’appellativo col quale spesso vengono indicati i Beatles.
Dal mio punto di vista esistono altri quattro “Fab Four”, e ne abbiamo accennato più volte durante questi racconti. Si tratta dei quattro pianisti che hanno militato nei gruppi di Miles Davis, come pianeti intorno ad una stella, in uno dei periodi più importanti e creativi per la musica jazz, quello tra la fine degli anni 60 e i primi 70 del secolo scorso.
I loro nomi sono Keith Jarrett (puntata n. 1 e 74), Josef Zawinul, poi fondatore insieme a Wayne Shorter dei Weather Report, Herbie Hancock (puntata n. 53), e, appunto Chick Corea.

Anche di questi Fab Four, come è accaduto purtroppo per i Beatles, ne abbiamo persi due.
Joe Zawinul ci ha lasciato nel 2007 e un paio di anni fa, nel 2021, anche Chick Corea se ne è andato.
Una delle prime cose che balzano all’occhio quando si leggono biografie o testimonianze su questo musicista, è l’impressionante quantità di dischi che ha realizzato. E’ un numero tale che ci permette di affermare, senza esagerazione, che Chick Corea è stato uno dei compositori più produttivi, oltre che un grandissimo esecutore, degli ultimi decenni.
L’aspetto straordinario è che l’essere così prolifico non ha mai intaccato la sua grande vena creativa. L’aspetto compositivo, per lui, non è mai diventato routine.

Come autore ha spaziato tra vari generi, dall’avanguardia al bebop, da brani ispirati al mondo dell’infanzia, i famosi Children’s Songs, al jazz rock, dalla “fusion” vigorosa degli anni 80 fino ad arrivare alle sue numerose incursione nell’ambito della musica definita “classica”. La stessa ecletticità la ritroviamo in lui come esecutore ed entrambe queste sue qualità sono dovute anche e soprattutto alla sua preparazione e alla sua tecnica pianistica sopraffina.
E’ sempre stato anche molto attento alle innovazioni tecnologiche. Ha utilizzato spesso strumenti inconsueti in ambito jazzistico, come il piano elettrico, fin dai tempi della sua militanza con Miles Davis. Ha suonato sia in gruppi acustici che in altri prevalentemente elettrici utilizzando, in questo caso, tastiere elettroniche, sequencer ed effetti sia analogici che digitali. Si possono trovare molte foto di lui che suona in piedi, in mezzo al palco, con una tastiera a tracolla come le rock star, testimonianza questa anche della sua attenzione al modo di proporre la musica e non solo al suo contenuto.

E’ sempre stato creativo, genuino e sincero in tutti i generi che ha affrontato e questa caratteristica lo ha fatto molto amare dal pubblico.
Come si può evincere dal cognome la sua famiglia, da parte dei nonni, era di origini italiane.
Il padre, musicista anch’egli, ha vissuto però a Boston, e nella scena artistica e culturale di quella città Chick Corea si è formato.
L’aspetto principale da cogliere, per riuscire a capire il suo approccio sia da un punto di vista esecutivo che compositivo, è la connessione con la musica latina ed il suo mondo.
L’enfasi posta sull’aspetto ritmico, caratteristica comune a molte delle sue composizioni, deriva, in gran parte, da questo suo amore per una realtà che sentiva molto vicina.
Questo interesse non è sbocciato subito ma è dovuto ad un incontro da lui fatto agli inizi della carriera quando fu ingaggiato da una band che lavorava nel New England suonando musica da ballo. Durante un’intervista concessa al settimanale “Billboard” nel 2019 ha raccontato così questo incontro:
“All’improvviso mi ritrovai in una band con un suonatore di “conga” e uno di “timbales”, e non sapevo nulla di quei ritmi. Il suonatore di conga, fortunatamente, mi ha fatto sedere al pianoforte e mi ha introdotto attraverso le registrazioni e ha suonato un po’ il pianoforte lui stesso. Così mi ha mostrato come suonare quei ritmi “montuno” al pianoforte e mi ha fatto ascoltare alcuni dischi di Tito Puente e Eddie Palmieri. E ne sono rimasto davvero affascinato, perché era un grande complemento a questa serietà del jazz che mi era piaciuto fino a quel momento.
Prima di scoprire la musica da ballo latina, mi piaceva il modo in cui i musicisti bebop si presentavano. Poi ho avuto questo ingaggio con un gruppo latino a Boston, e abbiamo suonato alle feste di ballo . E wow, è stata la prima volta che ho capito e visto come la musica influenzi le persone. Perché sono là fuori a ballare. Ho pensato: “che bell’effetto”. Adoro far ballare la gente. Guardatelo, sono tutti felici e cose del genere. Questo mi ha mostrato che il ritmo e l’essenza della musica hanno molto a che fare con l’emozione che stai trasmettendo”.

Dopo gli inizi della carriera Chick Corea si è trasferito a New York City che era, ed è ancora, l’ombelico del mondo per quanto riguarda la musica jazz.
In quella città ha cominciato a farsi conoscere al punto che il grande Miles Davis lo ha chiamato, alla fine degli anni 60, a far parte del suo gruppo. Ha partecipato così all’incisione di dischi storici come “In a Silent Way” e “Bitches Brew” (puntata n.11). In quella situazione cominciò ad utilizzare uno strumento del tutto nuovo per la musica jazz, il piano elettrico “Fender Rhodes” la cui sonorità caratterizza tutte quelle incisioni.

Chiuse la sua collaborazione con Davis partecipando, evento unico per la musica jazz, il 29 agosto del 1970, al festival dell’Isola di Wight davanti a seicentomila persone.

Uscito da gruppo di Miles Davis cominciò la sua carriera come bandleader e fondò uno dei primi gruppi di jazz-rock, uno dei tanti usciti dalla fucina di Davis. Ci furono i “Weather Report” di Zawinul e Wayne Shorter, la “Mahavishnu Orchestra” di John McLaughlin e, appunto, i “Return to Forever” di Chick Corea.
Era un gruppo di all-stars. Oltre a lui c’erano Stanley Clarke al contrabbasso, Joe Farrel al flauto, Airto Moreira alla batteria e Flora Purim, voce e percussioni.

Nel 1971 questo gruppo incide un album intitolato “Light as a Feather”, all’interno del quale c’è una delle sue composizioni più famose. E’ un brano che è stato ripreso molte volte da tantissimi musicisti fino al punto di diventare un “standard” del jazz, una composizione non può mancare nel repertorio di un esecutore che si rispetti.
Il titolo di questo brano è, appunto, “Spain”.
Già il nome spiega molte cose. In questa composizione l’essenza e gli echi della musica latina sono estremamente presenti sia da un punto di vista ritmico che melodico.
Inoltre l’incipit di “Spain” è letteralmente preso dall’inizio del secondo movimento di un concerto, scritto dal compositore spagnolo Joaquìn Rodrigo, il famoso “Concierto de Aranjuez”, a ulteriore testimonianza dell’amore di Corea per questo mondo.

E’ una melodia molto conosciuta che è stata utilizzata più volte da musicisti di tutti i generi.
Miles Davis affermò al riguardo :
” Si tratta di una melodia talmente importante che più piano la esegui, più forte risulta, mentre se la esegui con forza, paradossalmente risulta più debole”.
L’inizio del secondo movimento, nella sua versione “classica” è il seguente
L’atmosfera spagnola si spiega da sola.
Alcuni di voi, forse, avranno riconosciuto questa melodia come la stessa usata anche da Fabrizio de André in una sua famosa canzone del 1967, “Caro Amore”. De André ha sovrapposto alle note un testo, ovviamente, ma la melodia è la stessa.
La cosa interessante è che Rodrigo, l’autore, non ha mai apprezzato le rivisitazioni del suo brano operate da molti artisti, tranne quella di Chick Corea che, probabilmente, è anche quella che forse si discosta di più dall’originale.
L’inizio di “Spain” è questo
Dopo questa esposizione comincia la vera e propria composizione di Chick Corea che presenta alcune caratteristiche interessanti.
La prima è data dall’introduzione di quelli che, tecnicamente, si chiamano “obbligati”.
Si tratta di frasi melodico-ritmiche che vengono eseguite all’unisono dai componenti del gruppo. Questi “obbligati” fanno parte del tema ma vengono utilizzati anche come momenti di passaggio tra un assolo e l’altro.
Il primo obbligato, il più breve dei due, comincia subito dopo l’introduzione ed è questo
Già da questo ascolto risulta abbastanza evidente il motivo della fortuna di questo brano. E’ una composizione spumeggiante, con un ritmo molto vivace e che si rivela essere estremamente intrigante sia dal punto di vista dello sviluppo melodico che della performance esecutiva. Gli “obbligati” presenti, pur non essendo complicatissimi, richiedono un certo affiatamento tra i membri del gruppo e, soprattutto, sono molto divertenti da suonare.
Oltre a questo, la parte armonica, cioè quella degli accordi sulla quale si sviluppano i “soli”, ricalca quella del concerto di Joaquin Rodrigo, ed è abbastanza semplice. Gli accordi si susseguono con un certo respiro, non sono incalzanti, in modo da permettere ai vari solisti di inventare soluzioni melodiche sempre interessanti.
Dopo i “Return to Forever” la ricerca musicale di Chick Corea è proseguita attraverso varie sperimentazioni, con la formazione di gruppi con caratteristiche molto diverse tra loro.
A metà degli anni 80 abbraccia in pieno il genere che rappresenta un’evoluzione del jazz-rock la cosiddetta “fusion” e fonda un gruppo il cui nome è già tutto un programma:”Elektric Band”, rigorosamente con la K.

A questo proposito vorrei raccontarvi un’esperienza personale.
Io, ovviamente, conoscevo già e apprezzavo Chick Corea, ma non avevo mai avuto l’occasione di vederlo suonare dal vivo. La prima volta che assistetti ad una sua esibizione fu proprio a metà degli anni 80, a Imola, dove di presentò appunto con l’Elektric Band, in un concerto al quale son andato insieme ad amici musicisti che suonavano con me in quel periodo.
È stata una di quelle esperienze al termine delle quali pensi sia meglio cambiare mestiere.
L’impatto è stato bellissimo da una parte ma estremamente demoralizzante dall’altra. Ci siamo trovati di fronte, infatti, ad un’esibizione di bravura, perfezione tecnica, e virtuosismo da parte di tutti e cinque i musicisti, veramente fuori dal comune, che ci ha letteralmente “steso”. Oltre a lui in quel gruppo c’erano un asso del basso elettrico come John Patitucci, un batterista stratosferico come Dave Weckl, un chitarrista australiano che usava una tecnica innovativa sullo strumento, Frank Gambale e il sassofonista Eric Marienthal che spaziava tra frasi melodiche e ritmiche con disarmante scioltezza.

In questo gruppo i collaboratori di Corea erano tutti giovani e lui, in pratica, si ritrovava a fare da “chioccia” ad una nuova generazione di musicisti, ripercorrendo così la strada che Miles Davis aveva fatto con lui decenni prima. E questa è un’altra delle qualità che caratterizzeranno la sua attività da quel punto in avanti: formare dei giovani destinati, a loro volta, a diventare dei bandleader nel futuro.
Non contento di quel gruppo, contemporaneamente in quegli anni fondò anche, con un paio di loro, precisamente la sezione ritmica, la “Akoustic Band” con la quale suonava sia composizioni proprie che standard di jazz in versione, possiamo dire, da club. In tutto ciò, aveva anche un progetto in duo col vibrafonista Gary Burton, che porterà avanti fino agli ultimi anni della sua carriera.

Negli anni a seguire ha intensificato anche le sue incursioni nel repertorio classico testimoniate da alcune incisioni molto importanti. Nel 2006, anno del 250esimo anniversario della nascita di Mozart, gli fu commissionata, a Vienna, la composizione del suo ” Concerto per pianoforte e orchestra n. 2“.
E’ stato non solo un musicista eclettico ma, potremmo dire, quasi onnivoro di tutto ciò che la musica può offrire.
Come detto, potete ascoltare Spain in tantissime versioni e con le formazioni più disparate.
Volevo farvi ascoltare un assaggio di una esecuzione molto intrigante tenuta in “Duo” da Chick Corea al pianoforte insieme al cantante, anche se definirlo così è riduttivo, Bobby McFerrin.

In questa versione l’interplay tra i due è veramente notevole e quando, ad esempio, Corea esegue il suo assolo, Bobby McFerrin lo accompagna imitando perfettamente sia come suono che come precisione il fraseggio un contrabbasso jazz.
Questo è il tema dell’introduzione
Dopo questa introduzione comincia il tema con il primo obbligato eseguito da Bobby McFerrin ( notate tra l’altro la bellezza del solo di Chick Corea e l’incredibile accompagnamento con la voce)
Subito dopo segue il solo di Bobby McFerrin che vi invito caldamente ad ascoltare perché ne vale la pena.
Se preferite una versione più pirotecnica, scintillante e tutta fuochi d’artificio , ne esiste una di una big band capitanata da Stevie Wonder nella quale tutti i musicisti si alternano nell’esecuzione di assoli estremamente brillanti e di grande impatto ritmico.
Sono due visioni opposte, ma ce ne sono molte altre. Come dicevo “Spain” è diventato ormai uno standard nel repertorio di ogni musicista che si rispetti.
Volevo anche accennare, brevemente, ad un’altra composizione particolare di Chick Corea.
Nel 1983 ha raccolto una serie di schizzi musicali che aveva già utilizzato in brani precedenti ai quali ne ha aggiunto altri di nuova composizione, pubblicandoli in un disco intitolato “Children’s Songs”. Si tratta di venti piccoli brani, come durata, ispirati al mondo dell’infanzia. Non sono destinati ad essere eseguiti dai bambini ma rappresentano, piuttosto una visione sul loro mondo, sulla giocosità, il perenne essere in movimento e la loro energia. Sono scritti in ordine crescente di difficoltà e ricordano, come idea e struttura, una composizione per certi versi simile i “Mikrokosmos”, di un grande compositore del XX secolo, Bela Bartok.
Purtroppo il disco del 1983 non si trova facilmente e non è su YouTube a causa di problemi di copyright. Alcuni numeri di questa composizione si possono trovare, invece, nell’ultimo disco registrato da Chick Corea, un doppio album intitolato, guarda caso “Plays” che rappresenta un excursus in molti dei mondi musicali da lui frequentati.

Prima di un concerto il cui programma prevedeva l’esecuzione dei suoi Children’s Songs, Chick Corea ha fatto una dichiarazione che mi ha sempre fatto sorridere e che testimonia, se ce ne fosse bisogno, ancora una volta la sua tendenza a cogliere tutte le potenzialità della musica, anche nel qui ed ora:
“Suonerò un set di children’s songs. Ne ho composti 20 e penso che sarebbe troppo lungo suonarli tutti, così ne suonerò una selezione. E se dimentico le note improvviserò”.
Come detto in precedenza, circa due anni fa, a causa di un male incurabile e fulminante, Chick Corea se ne è andato.
Poco prima di lasciarci ha scritto quello che potrebbe essere il suo testamento spirituale:
“Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato durante il mio viaggio a tenere accesa la fiamma della musica. Spero che continuino a farlo, se non per loro per tutti noi. Questo non solo perché il mondo ha bisogno di più artisti, ma anche perché è molto divertente., E per i miei meravigliosi amici musicisti, che sono stati per me come una famiglia, è stata una benedizione e un onore, imparare e suonare con tutti voi. La mia missione è sempre stata quella di portare la gioia della creatività ovunque abbia potuto. Farlo con voi, che ho ammirato così tanto, è stata la ricchezza della mia vita”.
Complimenti
Molto interessante
Grazie
Grazie a te per aver apprezzato.
Illuminante, grazie
Grazie a te per averlo letto e trovato interessante.
che meraviglia!!! Grazie!!!!
E’ anche un brano molto divertente da suonare oltre che estremamente piacevole da ascoltare.
Grazie a te Elena.