Dalle “Enigma Variations” di Edward Elgar

Puntata numero 42.

We are the music makers,

    And we are the dreamers of dreams,

Wandering by lone sea-breakers,

    And sitting by desolate streams; —

World-losers and world-forsakers,

    On whom the pale moon gleams:

Yet we are the movers and shakers

    Of the world for ever, it seems.

Noi siamo i fautori della musica,

 E siamo i sognatori dei sogni,

Vagando come solitari marinai,

e seduti vicino a torrenti desolati; –

Siamo i perdenti del mondo e dimenticati del mondo,

 Sul quale brilla la pallida luna:

Ma noi siamo i motori e gli agitatori

Del mondo per sempre, a quanto pare.

Forse  aveva nella mente i versi di questa poesia di Arthur O’Shaughnessy il compositore inglese Edward Elgar quando, dopo essere tornato a casa da una giornata di insegnamento nell’ottobre del 1988, si sedette al pianoforte cominciando la composizione di quelle che poi sarebbero risultate le Variazioni su un tema originale opera 36 meglio conosciute come “Enigma Variations”.

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Era un musicista autodidatta, Edward Elgar. Aveva preso lezioni di pianoforte e di violino ed era un compositore che, fino a quel momento, aveva circa quarant’anni di età, non aveva però ancora prodotto nessun brano veramente importante.

Edward Elgar

Le sue origini erano abbastanza umili ma era riuscito comunque a sposare una donna appartenente a un ceto sociale più elevato con la quale viveva un’importante storia d’amore in un paesino della campagna inglese. Le sue entrate principali erano dovute all’attività di insegnamento, soprattutto di violino, lavoro che lui riteneva estenuante e poco gratificante e che spesso gli causava sconforto.

Colline intorno a Malvern

Di carattere malinconico, a volte anche  un po’ depresso, era però spesso divertente e imprevedibile al punto che un suo amico una volta disse :

”Lui era molte persone, e tu non sapevi mai quale avresti incontrato fino a che non si mostrava”.

Riferendosi a quella sera in particolare  racconta così:

” In poco tempo, dopo la cena, mi sono calmato e, sentendomi riposato, cominciai a suonare. Improvvisamente mia moglie mi interruppe dicendo “Edward, questa è una buona canzone.” Io mi risvegliai, quasi da un sogno e dissi, “Canzone? Quale canzone?” E lei , “Suonala ancora, mi piace quella canzone”. Io suonai e strimpellai e suonai ancora. Lei esclamò “Questa è la melodia. Che cos’è?” “Mah, non è niente, ma forse qualcosa potrebbe essere tratto da questo niente.”

A quel punto, semplicemente per divertimento, Elgar cominciò a giocare con la melodia, adattandola ad eseguire quasi delle caricature musicali dei loro comuni amici. Provava il risultato chiedendo ad Alice, la moglie, di indovinare a quali di questi  si riferissero i vari brani. In poco tempo nacque l’idea di un insieme di variazioni orchestrali su un tema predefinito il cui scopo era quello di ritrarre le caratteristiche della personalità degli amici che conoscevano e che frequentavano la loro casa.

Ma prima di parlare di questa composizione e, in particolare, di una di queste variazioni, la numero nove, cerchiamo di chiarire il concetto di variazioni in musica, ovviamente senza scendere troppo nel dettaglio e nel tecnico.

Molto semplicemente ci troviamo di fronte a una variazione quando il compositore ripropone un teme iniziale in una forma diversa e alterata. Queste alterazioni posso essere di tipo melodico, ritmico, di velocità, timbrico, armonico ,riguardante cioè gli accordi, e, ovviamente, tutti questi elementi possono essere presi contemporaneamente in considerazione. Conseguentemente alcune variazioni risultano più facilmente comprensibili mentre a altre possono allontanarsi molto dal tema iniziale al punto da essere  riconoscibili solo prestando molta attenzione.

Per capire più nella pratica di cosa stiamo parlando possiamo prendere  come esempio uno dei temi con variazioni forse più famosi al mondo.  Un tema che senz’altro tutti voi avrete già sentito parecchie volte. E’ tratto dall’ultimo movimento della Nona sinfonia di Beethoven, noto come “Inno alla Gioia”.

Beethoven utilizza questo tema in molti modi diversi.

All’inizio lo presenta in una versione scura e cupa, suonata dagli strumenti gravi della sezione archi dell’orchestra

Tema ai bassi

Subito dopo, con l’uso degli strumenti più acuti della famiglia degli archi, il tema diventa più tenero e amorevole

Tema agli archi acuti

È bastato cambiare registro degli strumenti e la loro sonorità, di conseguenza, per ottenere un effetto completamente diverso.

Con l’inserimento degli strumenti a fiato il tutto diventa più trionfante e pomposo

Tema ai fiati

Oppure, con un altro vestito, più ritmico, può diventare quasi una marcia un po’ strana come in questo momento utilizzato anche da Stanley Kubrick in “Arancia Meccanica”

Quasi una marcia

E aggiungendo tutto il coro insieme all’orchestra, diventa un tema epico e glorioso

Tema al coro

Le possibilità di variazioni di un tema sono, ovviamente, tantissime e dipendono dall’inventiva, dalla creatività e dalla conoscenza compositiva del musicista.

Nel caso delle “Enigma Variations” di Elgar possiamo dire che questo lavoro, iniziato quasi come una specie di gioco, in realtà è continuato in modo molto serio e accurato, com’era tipico del compositore, e contiene degli schizzi musicali che cercano di definire alcuni aspetti particolari del carattere degli amici di Elgar o di alcuni episodi legati a qualcuno di loro.

La composizione è costituita da tema con quattordici variazioni e il primo dei due enigmi riguardanti questo lavoro è proprio inerente il riconoscimento dei personaggi cui le singole variazioni si riferiscono. Su ognuna di queste, infatti, sono segnate solamente le iniziali del nome . Questo enigma è stato risolto, in verità abbastanza velocemente.

L’altro, del quale vi parlerò più avanti, è molto più complesso.

Il tema principale da cui Elgar è partito è una melodia  abbastanza strana con delle caratteristiche interessanti che la rendono adatta a essere lavorata con la tecnica della variazione.

La  versione al pianoforte, quella da cui il compositore è partito, è questa

Tema al piano

È una melodia aperta, che lascia molte possibilità, perché non si sa esattamente, dove porta. La prima parte, molto intensa, è in una tonalità cosiddetta minore, abbastanza scura e misteriosa, poi si apre e vira verso la stessa tonalità però maggiore, per poi ritornare in minore, All’ultima battuta, sull’ultimo accordo, si sposta ancora verso il maggiore. E’ quindi un tema che alterna questi due mondi, minore e maggiore e, le variazioni sfrutteranno ampiamente questo aspetto.

Da questo “scheletro” suonato al pianoforte Elgar ha poi costruito la versione orchestrale.

Il tema suonato con l’orchestra ha questa sonorità e, nell’ascolto, vi indicherò i passaggi dal modo minore al maggiore

Tema per orchestra

Dopo questa esposizione tematica cominciano le variazioni la prima delle quali, ovviamente, è dedicata alla moglie che è sempre stata di notevole supporto e incoraggiamento per Elgar.

Prima variazione con iniziali della moglie

L’altro enigma, racchiuso in questa composizione,  non è ancora stato risolto e , molto probabilmente, non lo sarà mai.

E’ stato  così presentato da Edward Elgar stesso.

“L’enigma non lo spiegherò. Il suo “detto oscuro” deve essere lasciato incustodito. Vi avverto che la connessione tra le variazioni e il tema è spesso della minima trama. Inoltre, attraverso e sopra l’intero set di variazioni, un altro e più ampio tema va, ma non viene interpretato. Quindi il tema principale non appare mai, come succede in alcuni drammi in cui il personaggio principale non è mai sul palco”.

Inutile dire come questa storia dell’enigma abbia interessato tantissimi musicisti, studiosi e appassionati che per anni hanno cercato questo tema nascosto, proponendo le soluzioni più varie, ma nessuno, ad oggi, è ancora riuscito a scoprire quale sia questo misterioso tema e, possiamo dire che Elgar , praticamente, si sia portato il segreto nella tomba.

E’ curioso notare come il termine “Enigma” non compaia subito nella prima stesura di questo lavoro,  ma un po’ più tardi, sulla partitura d’orchestra, ad opera di un suo amico, August Jaeger, del quale parleremo approfonditamente perché a lui è dedicata la variazione numero nove, chiamata Nimrod, che è l’oggetto di questa racconto ed Il cuore di tutte queste variazioni, in pratica  il momento più importante.

Questo titolo che, ovviamente, non rappresenta nessuna iniziale, indica il dedicatario di questa variazione, un amico molto particolare, che era anche  l’ editore di Elgar August Jaeger , di origini tedesche appunto , il cui cognome  significa cacciatore, e Nimrod è, in effetti il potente cacciatore che viene citato nella Bibbia, particolarmente nella Genesi.

Questa variazione è la più conosciuta e la più amata e viene molto spesso eseguita anche separata  dal contesto per il quale è stata composta. Molto probabilmente l’avrete già ascoltata perché è una di quelle musiche usate nelle occasioni particolarmente solenni, commemorazioni o cerimonie. E’ una musica meravigliosa e struggente, ed è stata  utilizzata , ad esempio, anche durante i funerali di Lady Diana. Nimrod è considerata, dagli inglesi, quasi  un secondo inno nazionale.

Lettera a Jaeger

Lo stesso Elgar ne descrive la genesi:

Nimrod non è propriamente un ritratto ma è la storia di qualcosa che è accaduto. Ero molto abbattuto e tutto sembrava andare storto e volevo smettere di comporre. Jaeger, allora, mi scrisse molte volte accusandomi di non valorizzare il mio talento. Poi disse che doveva venire a parlarmi. Venne, infatti, e passeggiammo a lungo. Mi disse che anche Beethoven aveva avuto molti problemi, ma non si era mai arreso. Aveva continuato a scrivere musica sempre più interessante. E questo è quello che devi fare tu, mi disse. Devi sviluppare il tuo talento”.

Da un punto di vista strettamente musicale Nimrod è la variazione più simile al tema originale.

Vi faccio sentire la melodia del tema iniziale solo col pianoforte e poi quella di Nimrod così vi potete rendere conto della somiglianza

Due temi a confronto

Cambiano la velocità e la tonalità ma la matrice è chiaramente riconoscibile.

Lo stesso Elgar racconta che in queste lunghe passeggiate che facevano spesso discutevano, in particolare, di come Beethoven componesse gli “Adagi” cioè i movimenti lenti dei suoi brani. Anche da qui deriva l’ispirazione per questa variazione che richiama, in parte, il tema del secondo movimento della sonata per pianoforte  detta “Patetica” di Beethoven che è questo

Sonata “Patetica” di L. V. Beethoven

Un altro brano meraviglioso che immagino molti di voi avranno riconosciuto.

La Variazione Nimrod, nella sua versione per orchestra, comincia così

Nimrod inizio

Una musica di questo tipo parla da sola. Questo brano mostra tutta la capacità compositiva di Elgar, la sua nobiltà d’animo, il suo senso della melodia, la sua passione e l’amore che ripone nella musica. E, nonostante lui non fosse influenzato più di tanto dai compositori inglesi, bensì fosse maggiormente  interessato a quelli di tradizione più europea, questa musica suona veramente inglese. E’  quasi una rappresentazione di uno stile di vita e dell’idea che gli inglesi hanno, ad esempio, della loro monarchia.

È una musica che fluttua senza appoggiarsi mai troppo. Sembra sempre qualche metro sopra la terra e questo è anche il risultato di espedienti musicali molto semplici ma efficaci come quello di presentare gli accordi non , come si dice, nel loro stato fondamentale, cioè con la nota più importante al basso, cosa che crea spesso una certa staticità, ma arricchendo la linea del basso con altre note prese dagli accordi in modo da dare loro   un senso continuo di movimento e  spinta in avanti.

Vi faccio un esempio col pianoforte del secondo accordo come lo ha scritto Elgar, cioè con una nota che crea movimento, e come dovrebbe essere, cioè molto più statico e fermo

Accordi con bassi diversi

Sono sottigliezze quasi impercettibili ma creano un senso di movimento e spinta a tutto il brano. Brano che poi arriva al culmine quando dopo una rullata dei timpani entrano anche i fiati concludendo la variazione in gloria

Nimrod finale

Una musica spettacolare e da brividi.

Sia questa variazione che tutta la composizione hanno avuto un successo incredibile portando fama e riconoscimenti a Edward Elgar che da quel momento, è stato universalmente riconosciuto come uno dei più importanti compositori non solamente inglesi ma di tutta la musica europea.  È stato praticamente il suo lasciapassare per la fortuna, il suo biglietto vincente della lotteria. Da quel momento la sua vita, da un punto di vista artistico, è decollata.

Nimrod è, ovviamente, il suo brano più famoso, ed è curioso rilevare come nella sua versione, inizialmente, la velocità fosse più elevata, intorno ai 72 battiti al minuto. Col passare del tempo, resosi conto dell’effetto anche emotivo che suscitava, lui stesso abbassò notevolmente la velocità portandola a circa 52 battiti al minuto.

Vi raccontò questo perché qualche anno fa, nel 2017 il regista Christopher Nolan diede l’incarico ad Hans Zimmer di comporre la colonna sonora per il suo film “Dunkirk” che parla dello sbarco in Normandia. In una delle scene più importanti Zimmer utilizza in pratica, il tema di Nimrod, ma lo fa con una velocità talmente lenta che la melodia  si può riconoscere praticamente quasi  solo a livello subliminale. Questo per farvi capire la bellezza e la duttilità di questo tema che può essere eseguito in tanti modi diversi.

In questo esempio abbiamo un momento di perfetta interazione tra passato, presente e futuro e una fusione di linguaggio fra le varie arti.

Dunkirk soundtrack

Il tutto trae spunto da un tema composto cento e venticinque anni fa più o meno, sviluppato in maniera meravigliosa da Elgar prima e poi riletto qui da Hans Zimmer in maniera altrettanto efficace e intelligente e emotivamente coinvolgente.