Giulia T.

Enrica Ricci Ravizza

Storia di una canzone, di Bertolt Brecht e Kurt Weill, che ha fatto la Storia.

Puntata numero sessantatré

Molti anni fa il compositore tedesco, poi naturalizzato americano, Kurt Weill (1900-1950), fece un’affermazione che mi trova completamente d’accordo:

“Non ho mai riconosciuto la differenza tra musica seria e musica leggera. C’è solo buona musica e cattiva musica”

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A volte è estremamente interessante seguire la storia e la vita delle canzoni. Attraverso il loro trasformarsi negli anni passando da una cultura ad un’altra, da un ambiente sociale ad un altro è possibile, infatti, cogliere molte sfumature riguardanti la storia e le vicende che si susseguono in un determinato periodo.

Il cammino della canzone di cui ci occuperemo oggi comincia quasi un secolo fa, nel 1928. In realtà però, a voler essere pignoli, la  genesi di questo brano risale ancora più indietro nel tempo e precisamente al lontano  1728.

The Beggar’s Opera

È una canzone che a molti risulterà familiare per averla sentita almeno una volta nella vita.

È stata, ed è tutt’ora eseguita da molti artisti in tutto il mondo. L’aspetto curioso però è che, probabilmente, il titolo di questo brano risulta, forse, poco conosciuto. In realtà, questa canzone di titoli ne ha due. Il primo, quello originale è in tedesco mentre il secondo deriva dalla traduzione , non del tutto fedele del testo, che è stata fatta negli Stati Unti più o meno alla metà del secolo scorso.

La storia comincia nella primavera del 1928 quando un impresario di un teatro berlinese, alla ricerca di un nuovo titolo per inaugurare la stagione, propose al drammaturgo Bertolt Brecht (1898-1956), un gigante della letteratura e del teatro del 900, il rifacimento di un’opera inglese il cui debutto era avvenuto nel 1728 a Londra. Il titolo di questo lavoro è “The Beggar’s Opera”, in italiano “L’Opera del mendicante”.

Bertolt Brecht

Si tratta di un’opera famosa e controversa scritta da John Gay per quanto riguarda il libretto e da Johann Christoph Pepusch per le musiche.

Era uno spettacolo con connotazioni sociali molto forti perché metteva alla berlina l’aristocrazia inglese di quel periodo. Nel libretto infatti i nobili vengono paragonati ai ladroni e l’elemento che accomuna queste due classi sociali, secondo gli autori, è che entrambe le categorie hanno come scopo principale quello di ricavare denaro da qualsiasi occasione possibile.

Brecht, sempre molto attento alle implicazioni sociali del suo lavoro teatrale, accettò l’incarico cominciando a lavorare a quella che sarebbe poi diventata una delle sue produzioni più importanti “L’Opera da Tre Soldi”.

Per la parte musicale chiamò a collaborare il compositore Kurt Weill con il quale aveva già lavorato qualche anno prima per realizzare un breve “songspiel” intitolato “Mahagonny”. Questo lavoro verrà poi ripreso e sviluppato agli inizi degli anni 30 diventando un’opera intitolata “Ascesa e Caduta della città di Mahagonny”, in pratica la seconda grande collaborazione del duo Brecht-Weill.

Kurt Weill e la moglie Lotte Lenya

L’Opera da Tre Soldi è uno dei capolavori del teatro del 900. E’ il frutto di una cooperazione, quella tra questi due grandissimi artisti, che, pur essendo durata solo sette anni, ha caratterizzato e rivoluzionato molta della produzione teatrale del 900.

Le loro produzioni sono state innovative sia per quanto riguarda il linguaggio usato che per l’approccio al lavoro teatrale.

Nuovo è stato anche il modo di utilizzare la musica nelle loro opere. Una musica che univa linguaggi e generi diversi, da quello classico a quello più popolare fino ad arrivare al jazz, per cercare di sottolineare al meglio il senso drammaturgico dei testi.

La messa in scena dell’Opera da Tre Soldi fu abbastanza rapida seppur caratterizzata da diversi intoppi e incidenti di percorso.

Vi furono, infatti, varie defezioni nel cast sia per problemi di salute che per scarsa fiducia nel successo dell’operazione.

Anche tra i due autori avvenne qualche screzio soprattutto a causa del mancato inserimento in locandina del nome della moglie di Kurt Weill, la cantante Lotte Lenya il cui personaggio , tra l’altro, aveva il compito di cantare la canzone forse più bella di tutto il lavoro, “Jenny dei Pirati”.

Lotte Lenya

Il successo fu, contrariamente alle aspettative, clamoroso.

L’Opera da Tre Soldi è un lavoro del tutto particolare e lo si capisce fin dal titolo. Uno degli scopi di Brecht, da lui stesso esplicitato, era quello di cercare di

“ rappresentare un tentativo di reazione al totale rincretinimento dell’opera

così come era pubblicamente conosciuta .

La trama, infatti è del tutto dissimile da quella delle altre opere classicamente intese.

La vicenda si svolge a Londra, nei bassifondi del quartiere di Soho, tra personaggi di malaffare.

Il protagonista principale, Mackie Messer o Macheath è il capo di un gruppo di banditi e borseggiatori mentre l’antagonista , Jonathan Jeremiah Peachum, gestisce una banda di mendicanti.

Abbiamo inoltre Brown, il capo della polizia di Londra, corrotto e amico di Macheath. Anche i personaggi femminili appartengono a questo mondo. Polly, la figlia di Peachum sposerà lo stesso Macheath . Le altre sono   prostitute innamorate anch’esse del protagonista, e. in ogni caso, comunque legate a doppio filo a personaggi di dubbia moralità.

La canzone di cui ci occuperemo oggi è stata originata da una situazione ben precisa.

L’attore Harald Paulsen, protagonista nel ruolo di Mackie Messer, ebbe a lamentarsi vivacemente con gli autori, durante le prove, perché riteneva che al suo personaggio mancasse una canzone in grado di caratterizzarlo adeguatamente. In realtà questa rivendicazione era dovuta anche all’invidia che l’attore provava per la moglie di Kurt Weill che , come già detto, cantava la canzone probabilmente più bella dell’intero spettacolo.

Pretese quindi anche lui di avere un brano dedicato, appunto, alla presentazione del suo personaggio.

Brecht e Weill decisero quindi, di tutta fretta, di comporre una canzone, che si rivelerà anche l’ultima scritta per l’Opera da Tre Soldi. Questo brano diventerà, ironia della sorte, il più famoso e conosciuto dell’intero lavoro e, probabilmente, di tutta la loro produzione.

Il titolo , in tedesco, è “Die Moritat von Mackie Messer”. Questo , forse, non vi dirà molto perché la canzone è più conosciuta con il suo titolo , diciamo così, americano che è “Mack the Knife”, ma di questo parleremo tra poco.

Molti sono i fattori che hanno determinato il successo di questa composizione.

In primo luogo, è stato “disegnata” da Kurt Weill con una partitura molto intelligente. Si tratta di una musica estremamente orecchiabile che si pone nel mezzo tra il genere classico e quello popolare e non disdegna di virare verso la canzone più leggera.

Come è spesso accaduto durante la sua collaborazione con Brecht, Kurt Weill decise di lavorare con un’orchestra composta da un numero ristretto di musicisti, chiamati ciascuno a suonare svariati strumenti sia di estrazione colta che popolare.

In questo modo egli cercava di ottenere un effetto di immediatezza e un qualcosa di molto istintivo per delineare al meglio le caratteristiche del personaggio, molto duro e senza fronzoli.

Brecht e Weill

Devo precisare che, fino ad ora, ho erroneamente parlato di questo brano definendolo una “canzone”.

In realtà si tratta, più propriamente, di una “ballata”.

La differenza più importante tra i due generi è che la ballata ha una struttura molto più semplice della canzone non prevedendo , infatti, la tipica successione di strofe e ritornelli con introduzione e coda. 

E’ costituita da sezioni, musicalmente sempre uguali, che si ripetono continuamente. In pratica potremmo dire che è composta di sole strofe.

E’ una struttura funzionale a questo tipo di composizione il cui scopo può essere il raccontare storie che hanno uno sviluppo temporale o, come in questo caso, quello di sottolineare le caratteristiche di un determinato personaggio.

La struttura semplice, e la ripetitività musicale favoriscono quindi la comprensione del testo che è la parte più importante della composizione.

Bertolt Brecht e Giorgio Strehler

Nel brano di cui stiamo parlando la struttura musicale è semplicissima.

Kurt Weill ha costruito una base musicale molto scarna ma estremamente efficace. In pratica si tratta di un “giro armonico”, cioè una sequenza di accordi, che ruotano intorno alla nota principale sottolineando così una tonalità che, in questo caso, è quella di Do maggiore.

E’ uno di quei giri famosissimi che hanno fatto la fortuna , ad esempio, di quei manuali tipo “Il Chitarrista in ventiquattro ore” dove la prima cosa che viene insegnata è appunto il “Giro di Do” cioè una successione di accordi il cui scopo è quello di “fare un breve percorso” per poi tornare sempre al punto di partenza.

In questa ballata ogni strofa è divisa in due piccole parti. La prima composta da tre accordi, Do, Re minore e Sol, la seconda è proprio il giro classico, Do, La minore, Re minore e Sol, per poi tornare a Do.

Questo, per intendersi, è il classico giro di accordi di molte canzoni di successo come “Sapore di sale”, “Il Cielo in una Stanza” ecc.

Solo col pianoforte suona più o meno così

Accordi al pianoforte

Semplice ed efficace. Non esiste il pericolo di non capire quale sia il mondo musicale intorno al quale si sviluppa questo brano.

La genialità risiede nel fatto che, su questa struttura così basilare, Kurt Weill ha composto una linea melodica altrettanto semplice, con frammenti che, a volte, si ripetono esattamente uguali. E’ una melodia estremamente orecchiabile, che risulta adatta ad essere cantata praticamente da chiunque. Non bisogna avere conoscenze o particolari doti musicali per poter cantare, canticchiare, fischiettare o quant’altro questo brano

Accordi e melodia al pianoforte

Tornando alla storia di questa ballata, nonostante le recriminazioni dell’attore protagonista i due autori decisero alla fine di non farla cantare a lui, ma la affidarono ad una specie di cantastorie. Fu scelto per questo compito l’attore che interpretava nello sviluppo della vicenda il capo della polizia, cioè Kurt Gerron. Questa soluzione venne ritenuta la più adatta, a introdurre, proprio all’inizio dell’opera, sia il protagonista che l’atmosfera dell’intera vicenda.

Su questa melodia così orecchiabile e, volendo, delicata, Brecht scrisse un testo veramente crudo che ben rappresentava le caratteristiche di Mackie Messer, un farabutto e un delinquente.

La traduzione in italiano è in parte letterale e, in alcuni punti adattata alla metrica per seguire meglio la linea del canto. Queste sono alcune delle strofe

Quanti denti ha il pescecane

E a ciascun li fa veder,

e Macheath, lui ci ha un coltello

ma chi mai lo può saper?

Sbrana un uomo il pescecane

Ed il sangue si vedrà.

Mackie ha un guanto sulla mano,

nessun segno resterà.

Sul Tamigi verde e fondo

Molti a un tratto cascan giù.

Non è peste ne colera

È Macheath che va su e giù.

Jenny Towler l’han trovata

Un coltel ficcato in cuor.

Mackie Messer va a passeggio

Non gli importa di saper

E l’incendio dove un vecchio

Con sei piccoli perì.

Nella folla c’è anche Mackie,

che per caso è giunto li.

E la giovin vedovella

Il cui nome ognun sa dir

Agguantata appena sveglia

Mackie, come andò a finir?

Vi è un effetto veramente straniante quando si ascolta questa melodia cantata e suonata nello stesso modo col quale venne presentata al pubblico la sera della “prima”, in quel lontano 1928. E anche se non si comprende il tedesco si può facilmente intuire la crudezza del racconto.

Die Moritat von Mackie Messer

Come dicevo il successo di questo brano fu clamoroso.

Nel tempo è diventato un cavallo di battaglia di molti esecutori in tutto il mondo.

Una delle interpreti più significative, non solo di questo brano ma di tutta la produzione Brecht- Weill, è stata ed è tutt’ora, ne abbiamo già parlato nella puntata numero due molto tempo fa, riguardante Alabama Song, Ute Lemper.

Ute Lemper

La sua versione è estremamente interessante anche perché ricorre a uno stratagemma, abbastanza comune in musica per ovviare alla sensazione di ripetitività che si potrebbe creare visto che il brano è composto da molte strofe tutte uguali . Ute Lemper decide infatti, più o meno ogni due strofe, di alzare la tonalità delle strofe stesse inserendo così, di volta in volta, nuovi motivi di interesse e un accrescimento della tensione emotiva

Versione di Ute Lemper

“Die Moritat von Mackie Messer” vivrà in pratica una seconda vita quando approderà negli Stati Uniti.

I due autori infatti furono costretti, negli anni trenta, a fuggire dalla Germania a causa della dittatura nazista per rifugiarsi , entrambi, in America del Nord.

Weill passò attraverso la Francia dove si fermò per qualche tempo. Li compose brani in “stile francese” di discreto successo tipo quello che potete ascoltare all’inizio della puntata del Podcast il cui titolo é “Youkali”. Si trasferì poi negli U.S.A dove lavorò spesso per Broadway, componendo canzoni per musical dal sapore totalmente americano, riuscendo, infine, ad ottenere anche la cittadinanza.

Brecht, invece, arrivò in America facendo un giro molto più lungo e non riuscì mai, visto le sue idee politiche, ad integrarsi nel modo di vivere di quella società. Finita la guerra, per evitare di essere accusato di comunismo, vista l’ideologia del  maccartismo, imperante negli U.S.A. agli inizi degli anni 50, fuggi dall’America per fare ritorno nella Germania dell’Est.

Anche l’Opera da Tre Soldi “sbarcò” negli Stati Uniti.

All’inizio non ebbe molta fortuna, ma verso la metà degli anni 50, anche grazie all’aiuto di quel grandissimo musicista che fu Leonard Bernstein, venne riproposta con un successo clamoroso.

Guarda caso il brano che risultò più gradito al pubblico fu proprio la ballata di Mackie Messer che  divenne una hit completamente staccata dal contesto e dallo spettacolo per il quale era stata creata.

Questo successo fu dovuto anche ad un duplice intervento sul brano che ne cambiò considerevolmente il senso. Il primo fu sul testo, che venne, per così dire, “messo in lavatrice” a 70-90 gradi allo scopo di togliere tutti gli elementi più duri e difficilmente digeribili da parte del pubblico americano. Il secondo cambiamento fu fatto sull’arrangiamento musicale che venne modificato introducendo i canoni classici dell’intrattenimento tipo musical, con un andamento leggermente jazzato allo scopo di rendere il brano più leggero e fruibile.

Frank Sinatra

Con il titolo di “Mack the Knife” questa ballata è stata proposto all’inizio da Louis Armstrong e Bobby Darin per poi essere portata al successo mondiale da Ella Fitzgerald, che ne fece una versione molto famosa perché durante la registrazione di un album dal vivo si dimenticò metà del testo e fu costretta ad improvvisare le parole. Questa incisione le valse comunque  un “Grammy Award”.

Ma il vero responsabile del successo planetario di questo brano fu, in realtà, Frank Sinatra.

La sua versione è particolare. Infatti vista l’abitudine di molti cantanti americani di aggiungere nelle strofe finali sia i nomi degli interpreti più famosi del brano stesso, che quelli di alcuni personaggi dell’Opera da Tre Soldi decise di inserire anche se stesso in modo ironico in una delle strofe cantando testualmente:

And old Satchmo, Bobby Darin, they did this song nice, Lady Ella too. They all sung it with so much feeling, that old blue eyes add nothing new”.

Cioè “ Il Vecchio Satchmo (che era il soprannome di Louis Armstrong), Bobby Darin, hanno eseguito questo brano molto bene e anche Lady Ella (Fitzgerald). L’hanno cantata con tanto feeling, e quel vecchio dagli occhi blu (così veniva chiamato Frank Sinatra) non ha aggiunto niente di nuovo”.

Anche Frank Sinatra, o meglio il suo arrangiatore, utilizza l’espediente di alzare la tonalità delle strofe spessissimo facendo diventare il brano sempre più pirotecnico, coadiuvato in questo anche dal cantante Jimmy Buffet che duetta con lui

Versione di Frank Sinatra

Anche in Italia la ballata di Mackie Messer ha avuto molto successo. E’ stata eseguita , fra gli altri,  da Milva, la nostra più importante interprete del repertorio brechtiano, da Domenico Modugno, Massimo Ranieri, e Gigi Proietti. In ambito internazionale e più vicino a noi, in senso temporale, notevoli sono le esecuzioni, ad esempio, di Nick Cave e Robbie Williams.

Volevo chiudere questo racconto con un documento abbastanza raro.

Si tratta di una versione di Mackie Messer cantata proprio dall’autore del testo, Bertolt Brecht che, a volte, si dilettava a cantare nei cabaret tedeschi. La sua voce è a volte sgraziata, cruda e nasale, diretta e senza fronzoli. Un documento storico che val la pena di conoscere

Bertolt Brecht canta Mackie Messer

Sempre Kurt Weill, durante il suo soggiorno americano ebbe ad affermare:

Mi sembra che la canzone popolare americana, nata dalla musica folk americana, sia alla base del teatro musicale americano. E’ del tutto legittimo usare la forma della canzone popolare e riempirla, gradualmente, con nuovi contenuti musicali”.