Ciao a tutti.
Lo spunto per questa riflessione, che non è la trascrizione più o meno fedele di una delle puntate del Podcast, mi è arrivato qualche giorno fa quando mi è comparso, sul cellulare, un articolo dell’HuffPost del 5 febbraio 22, dal titolo interessante :
“Serata cover di Sanremo ovvero provincialismo culturale, proposte banali, interpretazioni sciatte”
Pensando si trattasse di una visione controcorrente rispetto alla massa di articoli e peana riguardanti la manifestazione sanremese ho cominciato a leggere e.…sono dapprima rimasto di stucco e successivamente diciamo che mi sono alterato non poco.
L’incipit dell’articolo era infatti questo:
“La meravigliosa “My Way” fa venire in mente i nomi di Frank Sinatra e di Paul Anka, rispettivamente interprete e paroliere, ma non tutti sanno che si tratta di un adattamento della canzone francese “Comme d’Habitude”.
A scriverla e interpretarla fu Claude François, un cantautore popolare paragonabile per stile e per gusto a certi nostri attempati cantanti da Sanremo. Come quella canzone sdolcinata e sfacciata, attraversando l’oceano, sia diventata la sofisticata “My Way” è uno di quei miracoli estetici che nessuno può spiegare: Sinatra la canta con un autocontrollo emotivo che gela il sangue, fino all’esplosione liberatoria del ritornello in cui vita e morte danzano insieme serenamente. Ieri sera a Sanremo il giovane Yuman si è misurato con “My Way”, ma forse avrebbe fatto meglio a cantare “Comme d’Habitude”: una scelta più originale e più in linea con i suoi mezzi espressivi.”
Premetto che non ho visto la serata pertanto non so quale sia stata la performance del “giovane Yuman” ma non è di questo che voglio parlare.
Quello che mi ha fatto veramente arrabbiare è il fatto che questo giornalista definisca “sdolcinata e sfacciata” una canzone come Comme d’Habitude.
Ho scoperto quel brano, partendo, come quasi tutti, dalla versione inglese “My Way” che stavo preparando con un paio di cantanti, e mi ha immediatamente colpito il testo.
E’ un testo crudo, asciutto, niente fronzoli . Parla, senza acrimonia, quasi senza rimpianto ma con un clima di rassegnata accettazione, della vita di una coppia. Della vita di coppia.
E’ tipicamente francese come atmosfera. Quasi in bianco e nero , e c’è questo continuo ripetere “comme d’habitude” che si può tradurre “al solito” ma l’idea che rende meglio il senso del testo è proprio l’abitudine alla ripetizione di gesti e situazioni sempre uguali ,di un affetto che ormai è svanito nella quotidianità.
Il testo è questo:
Je me lève
Et je te bouscule
Tu ne te réveilles pas
Comme d’habitude
Sur toi je remonte le bras
J’ai peur que tu aies froid
Comme d’habitude
Ma main caresse tes cheveux
Presque malgré moi
Comme d’habitude
Mais toi tu me tournes le dos
Comme d’habitude
Et puis je m’habille très vite
Je sors de la chambre
Comme d’habitude
Tout seul je bois mon café
Je suis en retard
Comme d’habitude
Sans bruit je quitte la maison
Tout est gris dehors
Comme d’habitude
J’ai froid je relève mon col
Comme d’habitude
Comme d’habitude
Toute la journée
Je vais jouer à faire semblant
Comme d’habitude
Je vais sourire
Oui comme d’habitude
Je vais même rire
Comme d’habitude
Enfin je vais vivre
Comme d’habitude
Et puis le jour s’en ira
Moi je reviendrai
Comme d’habitude
Et toi tu seras sortie
Et pas encore rentrée
Comme d’habitude
Tout seul j’irai me coucher
Dans ce grand lit froid
Comme d’habitude
Mes larmes je les cacherai
Comme d’habitude
Comme d’habitude
Meme la nuit
Je vais jouer à faire semblant
Comme d’habitude
Tu rentreras
Comme d’habitude
Je t’attendrai
Comme d’habitude
Tu me souriras
Comme d’habitude
Comme d’habitude
Tu te déshabillera
Comme d’habitude
Tu te coucheras
Comme d’habitude
On s’embrassera
Comme d’habitude
Questa la traduzione
Mi alzo
E ti scuoto
Non ti svegli
Come al solito
Su te
Rimbocco le coperte
Temo che possa prendere freddo
Come al solito
La mia mano
Ti accarezza i capelli
Quasi senza che me ne accorga
Come al solito
Ma tu
Tu ti giri dal’altro lato
Come al solito
E poi
Mi vesto velocemente
Esco dalla stanza
Come al solito
Tutto solo
Bevo il mio caffè
Sono in ritardo
Come al solito
Senza fare rumore
Esco di casa
Fuori, tutto è grigio
Come al solito
Ho freddo
Alzo il bavero del cappotto
Come al solito
Come al solito
Per tutto il giorno
Giocherò
A fingere
Come al solito
Sorriderò
Sì, come al solito
Riderò, addirittura
Come al solito
Insomma, vivrò
Sì, come al solito
E poi
Il giorno se ne andrà
Io ritornerò
Come al solito
Tu
Tu sarai uscita
Non sarai ancora rientrata
Come al solito
Tutto solo
Andrò a coricarmi
In questo letto grande e freddo
Come al solito
Le mie lacrime
Le nasconderò
Come al solito
Come al solito
Anche di notte
Giocherò
A fingere
Come al solito
Tu rientrerai
Come al solito
Io ti aspetterò
Come al solito
Mi sorriderai
Sì, come al solito
Come al solito
Ti spoglierai
Come al solito
Ti coricherai
Sì, come al solito
Ci abbracceremo
Sì, come al solito
Come al solito
Fingeremo
Sì, come al solito
Faremo l’amore
Sì, come al solito
Fingeremo
Sì, come al solito
Veramente “sdolcinato e sfacciato” no?
Ora io capisco che, nella fretta di fare articoli per una kermesse così importante si possa incorrere in errori e dimenticanze ma, prima di formulare giudizi del genere, si dovrebbe almeno avere la decenza di informarsi perché delle due l’una, o il giornalista in questione non conosce il francese ( ma in rete esistono le traduzioni come quella che vi ho appena fatto leggere, ) oppure non ha capito il senso del testo, il che è peggio.
Avesse scritto solamente che “My Way” è la versione in lingua inglese di “Comme d’Habitude” avrebbe fatto una corretta opera di informazione
Avesse scritto solamente che. Claude Francois è “paragonabile per stile e per gusto a certi nostri attempati cantanti da Sanremo,” si poteva essere in parte d’accordo, salvo il fatto che la canzone è degli anni 60 e quasi tutti i cantanti di quegli anni, tranne i rockettari e i beat, erano attempati. I look e gli atteggiamenti erano uguali in quasi tutta Europa. Sarebbe stato comunque uno spunto di riflessione e di scambio di idee
Certo l’arrangiamento del brano non rende pienamente il senso del testo essendo un po’ di maniera, ma anche le innumerevole versioni di Frank Sinatra, hanno arrangiamenti al più sfavillanti e “orchestrali” poco adattri a sottolineare il senso drammaturgico del testo che, anche nella versione inglese , pur non essendo la traduzione di quella francese, ha comunque una certa importanza ed è molto interessante .
Se poi il giornalista si fosse preso la briga di ascoltare ad esempio la versione di Mirelle Mathieu forse avrebbe fatto come quei due cantanti di cui parlavo prima che, partiti con l’idea di cantare My Way hanno virato poi, decisamente, verso Comme d’Habitude.
Certo si potrà dire quanto “rumore per nulla”. Trattasi solamente di una canzone, è vero. Ma tutte le volte che mi imbatto in queste cose mi torna alla mente una frase che Igor Stravinskij ha scritto nella sua biografia e che recita così:
“Quel che conta è la musica. Ma parlare di musica è faccenda rischiosa e comporta delle responsabilità. Allora si preferisce ripiegare sugli elementi di contorno. La cosa è facile e si passa per spiriti profondi.”
Era il 1935.
L’acqua sotto i ponti sembra essere sempre quella.
Un brano degno di essere la colonna sonora di una scena cult di un film di Truffaut, come “Baci rubati” o “Jules e Jim”. Per quanto non subito si è capito la potenzialità del pezzo, musicalmente era stata bollata come “brutta” e “già sentita”. Diventa quella che conosciamo solo dopo l’intervento dell’interprete originale che decise di farne una canzone a sfondo biografico. La canzone diventa quasi l’urlo cavernoso e straziato di un cuore spezzato per colpa di un amore finito, per colpa della routine di coppia, di quello che si da per scontato in un rapporto, per quello che non ci si fa caso ferendo così il partner e che a lungo andare logora il rapporto. Lo stesso interprete ne fece anche una versione in italiano che rispetta il senso del testo originale che, giustamente, venne intitolata “come sempre”. Quindi, per rispondere a chi ha scritto l’articolo, perché non suggerire al cantante sanremese di cantare la versione italiana che rispecchia lo spirito originale dal blogger tanto agoniato e che, forse, avrebbe avuto più senso nel contesto del festival della canzone italiana? Ovviamente quest’ultima è puramente una provocazione, atta a sottolineare la poca preparazione di chi scrive questi articoli. Nell’era di internet siamo diventati tutti critici di razza, giornalisti di prima categoria, poi quando c’è da scrivere un articolo non ci si informa più come si faceva una volta, ovvero aprendo i libri e i testi accreditati, ma lo si fa digitando sulla barra di ricerca di google e aprendo la pagina di Wikipedia che, può essere l’idea più rivoluzionaria del mondo, ma ahimé anche la più fallacea dato il modo di gestirla, piena di errori e imprecisioni (personalmente mi vedo costantemente levare la data di morte di mio zio sulla sua pagina Wikipedia perché a loro non risulta che sia morto, vabbè) e questo succede non solo per i giornali on-line, ma anche per le testate cartacee, è il nuovo modus operandi dei giornalisti del nuovo millennio. Per quanto riguarda il blogger, si dice il peccato, ma non il peccatore, diciamo che fuori dai quei 2 – 3 temi dove ha dato prova di conoscere l’argomento, per quanto riguarda il resto, musica in primis, tende a non essere così esperto quanto il suo status di “critico” imporrebbe.
Sono d’accordo con quanto scrivi. C’è molta approssimazione, da parte di alcune persone che scrivono di questo come di altri argomenti.
Come si fa a sottovalutare a priori *Comme d’habitude*? Perché “sdolcinata e sfacciata”? Solo perché – a spanne – pensiamo che Sinatra e i suoi arrangiatori (peraltro bravissimi – il mio preferito rimane comunque Axel Stordahl) siano incomparabilmente più “smart” di Claude François e del suo entourage?
D’altra parte, come giustamente dici, brani come quello di C. François devono essere “contestualizzati”: com’era la musica che “girava” nei mangiadischi e nelle radio, a quell’epoca?
Hai fatto bene a far notare il valore di *Comme d’habitude*, che emerge se lo leggiamo/ascoltiamo senza pregiudizi. Altro che futile canzonetta! D’altra parte, anche sotto il profilo musicale, se Paul Anka e Sinatra ci “intravidero” qualcosa, tanto banale e insignificante il pezzo non doveva essere…!
Illuminante poi la citazione di Stravinskij, che si potrebbe utilizzare in diverse occasioni.
Basterebbe quel “Comme d’habitude” ripetuto continuamente durante tutto il brano per rendersi conto che questa canzone può essere tutto fuorché sdolcinata. Quello che mi ha più ferito è la superficialità con cui vengono affrontate le cose da chi dovrebbe invece dare informazioni accurate ed esprimere opinioni ponderate delle quali c’è così bisogno in questo periodo. Perché sulle opinioni si può discutere e, di conseguenza, crescere, sulle sciocchezze invece……
Sono d’accordo e ti capisco: in questo periodo più che mai ci sarebbe bisogno di informazioni accurate, e chi si presenta come “esperto” dovrebbe avvertire un senso di responsabilità rispetto a ciò che scrive e afferma, e quindi evitare la fin troppo facile tentazione di lasciarsi andare al pressapochismo e alle “chiacchiere da bar”. O forse per qualcuno è difficile tenersi lontano dallo “spirito dei tempi”…