Senza titolo

Vanessa Covini

Una canzone italiana divenuta uno “Standard” internazionale

Puntata numero sessantacinque

Nel 1960 viene composta e prodotta, qui in Italia, una canzone che  da noi non avrà subito un grande successo, ma che qualche tempo dopo verrà ripresa e riproposta da artisti di fama internazionale che la faranno diventare un brano “cult” soprattutto del Jazz, al punto da risultare uno dei più importanti “standard” della seconda metà del 900.

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Come a dire, al solito, “Nemo propheta in patria”.

Il compositore di questa canzone è un personaggio veramente interessante, il pianista romano Bruno Martino (1925-2000), più amato e conosciuto all’estero che non in Italia.

Bruno Martino

All’inizio la sua carriera si sviluppa soprattutto nel nord Europa dove lavora sia con vari gruppi musicali che alcune importanti orchestre con le quali ha modo di sperimentare un genere abbastanza originale: un mix di canzoni napoletane, jazz e brani di sua composizione.

Forte dei successi e del riconoscimento ottenuto all’estero decide, sul finire degli anni 50, di tornare in Italia dedicandosi soprattutto alla composizione di brani per personaggi molto in voga in quegli anni tipo Renato Rascel, Caterina Valente o Wilma de Angelis.

Prova anche a farsi valere come interprete dei suoi stessi brani e lo spunto gli viene offerto dalla commissione ricevuta a Napoli per la composizione di una canzone, della quale parleremo in questo racconto, il cui titolo è “Estate” .

In realtà il primo titolo di questo brano è stato “Odio l’estate”, titolo che, come vedremo, verrà poi modificato.

La nascita di questa canzone è frutto di una coincidenza abbastanza particolare. Bruno Martino compose , infatti, la musica e si presentò con la canzone pronta in un albergo di Napoli dove si trovava Bruno Brighetti, il “paroliere” col quale di solito lavorava, per chiedergli di scrivere un testo.

Brighetti però stava molto male a causa di un’intossicazione da frutti di mare avariati e scrisse un testo abbastanza triste. Sono versi che parlano della sofferenza per un amore perduto e del desiderio di ritrovare una pace interiore. Singolare è il fatto che questa narrazione così poetica sia stata, in realtà, frutto di un vero malessere dovuto a tutt’altra causa.

Il primo interprete di questo brano è stato, in realtà, Jimmy Fontana ma la reazione del pubblico, come accade spesso in Italia con le cose che escono un  pò dai canoni consueti, fu molto tiepida.

Del resto “Estate” era una canzone che andava un pò controcorrente rispetto alla moda di quegli anni.

L’Italia era infatti nel pieno del boom economico e la gente aveva soprattutto voglia di divertirsi, specialmente d’estate, in modo spensierato.

Gli idoli di quegli anni erano, per quello che riguarda i cantanti stranieri , soprattutto Elvis Presley, mentre in Italia spopolavano le gemelle Kessler con le loro canzoncine leggere, per non parlare di “Le Mille bolle Blu” di Mina, oppure “Senza fine” di Gino Paoli per non parlare di “Legata a un granello di sabbia” di Nico Fidenco. Era abbastanza ovvio che un testo si poetico ma non intriso di ottimismo e leggerezza, per usare un eufemismo, come quello di “Estate” non fosse del tutto adatto a raccontare le notti estive e festaiole.

Gemelle Kessler

Questa velata tristezza fu anche oggetto di scherno e ironia soprattutto a causa di una parodia che di questo brano fece quel grande musicista e personaggio dello spettacolo che risponde al nome di Lelio Luttazzi, il quale scrisse un brano dal titolo “Odio le Statue” che può essere giustamente considerato uno dei primi esempi di quel filone ironico e sarcastico che anni dopo vedrà come principali rappresentanti gli Skiantos o Elio e le Storie Tese.

Di cosa parla esattamente Estate?

Come prima cosa bisogna dire che il titolo originario “Odio l’Estate” fu cambiato da Bruno Martino sia per alleggerire il titolo sia proprio in seguito alla parodia di Lelio Luttazzi la cui trovata goliardica, evidentemente,  non fu molto gradita.

Il testo, poetico e malinconico recita così:

Estate
Sei calda come i baci che ho perduto
Sei piena di un amore che è passato
Che il cuore mio vorrebbe cancellare

Odio l’estate
Il sole che ogni giorno ci donava
Gli splendidi tramonti che creava
Adesso brucia solo con furore

Tornerà un altro inverno
Cadranno mille petali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E il cuore un po’ di pace troverà

Odio l’estate
Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore
L’ estate che ha creato il nostro amore
Per farmi poi morire di dolore”

Il brano, come detto non ebbe successo e non ebbe successo nemmeno l’anno dopo lo stesso Bruno Martino nella sua apparizione al festival di San Remo.

Bruno Martino al Festival di Sanremo

Di conseguenza “Estate” venne, in pratica, dimenticata per qualche anno.

Poi, come nelle migliori favole, accadde che un artista molto importante e conosciuto in tutto il mondo, uno degli inventori della Bossa Nova, il chitarrista brasiliano Joao Gilberto, che noi abbiamo conosciuto nella puntata n. 38 dedicata a “Desafinado”, viene in Italia per una tournée, ascolta, per caso, il brano, se ne innamora e decide di darne una propria versione con un ritmo che , tecnicamente, si chiama “Slow Bossa“, cioè una bossa nova lenta.

Joao Gilberto

Da quel momento, vista la popolarità di Joao Gilberto, la canzone diventa immediatamente conosciuta e apprezzata, soprattutto negli Stati Uniti dove, col passare degli anni, diventerà uno  “standard”, cioè uno di quei brani che fanno parte del repertorio di ogni musicista o cantante, soprattutto in ambito jazz, che si rispetti.

Per dirla tutta “Estate” è uno dei pochissimi, se non l’unico brano italiano, divenuto un standard. Questo non vuol dire che sia la canzone italiana più conosciuta all’estero perché questo onore spetta probabilmente a “O Sole mio” oppure a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno per non parlare di  “Quando quando quando” di Toni Renis ma nessuno di questi è in realtà mai diventato uno standard.

“Estate” è stata eseguita e rielaborata da molti musicisti e cantanti importanti come il trombettista Chet Baker, il pianista Michel Petrucciani, l’armonicista Toots Thielemans, il chitarrista Mike Stern, la cantante e pianista brasiliana Eliane Elias e in Italia, dove il successo di questo brano è arrivato per così dire di “rimbalzo”  da Bocelli, Stefano Bollani, Mina, Ornella Vanoni, Mia Martini e altri.

Chet Baker

Ma vediamo quali sono le caratteristiche, da un punto di vista musicale, di uno standard jazz.

Innanzi tutti gli standard sono canzoni che hanno fatto parte di spettacoli teatrali, soprattutto musical degli anni 30-40-50, oppure che si trovavano in colonne sonore di film particolarmente conosciuti , tipo “Somewhere Over the Rainbow” del quale abbiamo raccontato nella prima puntata.  Poi ci sono gli standard quelli cosiddetti originali, cioè scritti da grandi jazzisti che riprendono  alcuni stilemi compositivi degli standard classici.

Le caratteristiche principali di uno standard sono:

  • Una forma (struttura) particolare
  • Una successione armonica (giro di accordi) articolata e accattivante
  • Una melodia che si presta a essere rielaborata perché interessante dal punto di vista della costruzione

“Estate” di Bruno Martino risponde a tutte queste caratteristiche.

E’ un peccato che noi in Italia non ce ne siamo accorti subito e abbiamo dovuto aspettare che ce lo facessero notare dall’estero. Questa, purtroppo, è una nostra caratteristica. Noi siamo sempre pronti a osannare molte delle proposte musicali che ci arrivano da altri paesi, soprattutto Stati Uniti e Inghilterra, anche quelle brutte, spesso senza considerare nella giusta misura quanto produciamo qui in Italia.

Per quello che riguarda la forma “Estate” ha una struttura molto chiara ed efficace che si potrebbe definire A A B A, dove A sta per la strofa, che viene proposta due volte uguale musicalmente parlando, la B è , possiamo dire, il ritornello e lo schema si chiude con un’altra strofa che ha le caratteristiche delle prime due.

Questa è una delle forme più classiche degli standard jazz. Semplice ma completa ed efficace.

Per quello che riguarda la parte armonica, cioè la successione degli accordi, questa deve essere interessante perché deve prestarsi ad essere rielaborata e personalizzata dai vari interpreti in modo da poter essere la base per invenzioni melodiche a livello di improvvisazione.

Anche da questo punto di vista “Estate”  risponde in pieno alle caratteristiche richieste. Si sente la “mano” compositiva di un musicista con i fiocchi. Per farvi capire meglio vi farò sentire col pianoforte  solo la parte armonica, cioè solo gli accordi, della sezione A, in pratica  la strofa, nella sua versione più classica e potrete intuirne la complessità e la bellezza.

Volevo solo aggiungere che la strofa è in tonalità minore e questo ci tornerà utile tra un po’ quando parleremo della parte B cioè il ritornello che, invece, virerà sulla stessa tonalità però in maggiore in modo da creare un effetto interessante.

La parte A, solo con gli accordi, è questa

Accordi parte A

Su questa struttura di accordi poggia una linea melodica interessante perché consta di una frase che sale, come altezza dei suoni, e che viene riproposta tre volte progressivamente sempre più acuta per poi richiudersi leggermente. Anche da questo si può dedurre la sapienza compositiva dell’autore.

La line melodica “nuda e cruda” è la seguente

Solo melodia parte A

E’ una linea melodica per nulla scontata e banale. L’insieme della parte armonica e melodica è questo

Accordi e melodia parte A

Questa struttura viene ripetuta nella seconda A. Poi nella parte B il brano passa, come detto, in maggiore il che fornisce uno slancio e un’apertura interessanti, altro indizio per capire la maestria compositiva di Bruno Martino.

La melodia e gli accordi, solo col pianoforte, di questa parte B suonano così

Melodia e accordi parte B

A questo punto direi di ascoltare la versione di Bruno Martino.

È una tipica esecuzione anni 60, con ampio utilizzo dell’orchestra e non ha l’andamento da bossa nova degli esempi appena fatti perché l’influenza di Joao Gilberto, che ha operato sul ritmo di questo brano una profonda trasformazione, ovviamente non si era ancora palesata.

In questa esecuzione ci sono alcune cose molto interessanti come gli interventi a contrappuntare la melodia vocale nella parte A di un clarinetto basso dal suono molto caldo e, nella parte B, a sostenere la leggerezza del passaggio in maggiore vi sono piccole melodie e trilli del flauto

Estate Bruno Martino

La versione di Joao Gilberto, come dicevo, è una “bossa” lenta. E’ simpatico e interessante ascoltare il suo modo di cantare in italiano col suo timbro particolare “brasileiro”. 

Il brano ha una lunga introduzione orchestrale e poi parte il ritmo sottolineato dalla chitarra classica di Joao

Estate Joao Gilberto

Qua, chiaramente, non siamo ancora in ambito jazz.

La notorietà di “Estate” come standard jazz esplode negli anni 80 al punto che il brano viene inserita, nel terzo volume di quella che è considerata la “bibbia” dei jazzisti, la famosa serie dei “Real Book”, libri che contengono gli spartiti di tutti gli standard jazz importanti.

Una delle versioni più interessanti è quella, “ça va sans dire” di Chet Baker, registrata dal vivo nel locale milanese “Capolinea” nel 1983 con un gruppo in cui figurano due italiani, Nicola Stilo al flauto e Riccardo Del Frà al contrabbasso e che fa parte di un disco recentemente rimasterizzato.

E’ un’esecuzione carica di lirismo e sentimento che comincia con un “pedale” che prelude all’entrata di Chet Baker, un’entrata quasi sottovoce, un po’ incerta

Estate Chet Baker

Ma c’è un musicista in particolare che ha fatto suo questo brano.

C’è chi sostiene infatti che come “My Funny Valentine” sta a Chet Baker così “Estate” sta al pianista francese Michel Petrucciani.

Petrucciani ha proposto “Estate” parecchie volte dandone sempre delle versioni, bellissime.

La storia di questo pianista è molto importante. E’ morto infatti a 37 anni nel 1999 a causa di una malattia genetica che lo ha afflitto fin dalla nascita definita anche

sindrome delle ossa di cristallo” che gli ha impedito un normale sviluppo al punto che la sua altezza non ha mai superato i 102 centimetri.

Michel Petrucciani

Era estremamente toccante vederlo suonare con questo corpo così minuto e le mani grandi che dominavano la tastiera del pianoforte. Ma era talmente bravo che, dopo i primi istanti, ci si dimenticava di tutto e si era completamente rapiti solo dalla sua musica.

C’è una sua versione in particolare, registrata dal vivo con ilo suo gruppo al festival di Montreux nel 1990 che è assolutamente stratosferica.

All’inizio espone il tema con pochissime variazioni rispetto all’originale per poi lanciarsi in un assolo improvvisato dopo da il via libera alla sua straordinaria inventiva e musicalità.

Una cosa da notare è che, per dare maggior impulso al brano lui, in questa versione, modifica un po’ la struttura perché sia nell’esposizione del tema che nell’improvvisazione toglie l’ultima parte A. In questo modo la forma del brano diventa solo A A B e il brano ne guadagna in immediatezza ed esplosività

Estate Michel Petrucciani

Questa versione è un’ulteriore dimostrazione di come i grandi artisti appiano vedere e riconoscere il valore dei brani molto meglio di quanto non abbiamo fatto noi a suo tempo che abbiamo, in pratica, messo nel dimenticatoio questo brano.

“Estate” è una chiara dimostrazione di come anche qui in Italia si possano creare brani interessanti anche in ambito della musica cosiddetta leggera. E sarebbe veramente il caso che noi cominciassimo ad avere un po’ più di amore e rispetto per quanto prodotto dalla nostra cultura che non è certamente inferiore a quella di altri paesi come in certi ambiti musicali soprattutto, si pensa.

Del resto, se qualche secolo fa l’Italia in ambito musicale, e non solo, era un faro per gli artisti e la gente di altre nazioni un motivo ci deve pur essere stato e sarebbe meglio non dimenticarlo.

E’ significativa, a tal proposito una frase pronunciata proprio da Michel Petrucciani che riguarda la considerazione di sé e del proprio valore :

Se non posso essere normale voglio essere un’eccezione. Un artista eccezionale.”