Vocazione di San Matteo

Caravaggio

Carlo Gesualdo : il Caravaggio dei suoni

Diciassettesima Puntata

Oggi volevo proporvi un viaggio a ritroso nel tempo, in un periodo e, soprattutto, in un modo, poco frequentato e conosciuto, purtroppo, se non da “addetti ai lavori”. 

Il personaggio di cui volevo parlarvi è Carlo Gesualdo principe di Venosa, vissuto alla fine del XVI secolo, e il brano è un madrigale a cinque voci intitolato:” Dolcissima Mia Vita”

È un viaggio lontano nel tempo perché anche se parliamo di un periodo di solo, si fa per dire, cento anni antecedente all’epoca di Bach, il modo di scrivere e concepire la musica è completamente diverso da quello cui noi, bene o male, siamo abituati. 

Infatti, la musica, fino alla fine del Cinquecento veniva scritta usando una pratica cosiddetta polifonica mentre, dall’inizio del Seicento praticamente fino ad oggi, tranne poche eccezioni, tutta la musica che noi conosciamo è concepita secondo una pratica cosiddetta monofonica. 

La spiegazione teorica è abbastanza semplice. 

Polifonica significa “a più voci”, siano esse suonate o cantate (voci sta per melodie, in musica). 

Monofonica vuol dire “a una voce sola”. 

Più complicato è capire, effettivamente, il risultato sonoro che questi due modi diversi di scrivere musica determinano soprattutto perché noi siamo abituati, da secoli, ad ascoltare praticamente solo musica monofonica. Nel nostro DNA musicale è presente praticamente solo quella. La musica polifonica è un po’ al di fuori della nostra esperienza abituale. 

Per spiegarmi meglio se si considerano ad esempio le canzoni di musica leggera sono tutte, belle o brutte che siano, costruite con la stessa tecnica, una linea melodica sola, monofonica, che viene accompagnata da strumenti di vario tipo a seconda dei generi. 

Anche nella musica cosiddetta classica, pur se le cose sono a volte un po’ più complesse, quasi sempre abbiamo a che fare con la monofonia, basti pensare alle arie delle opere, ad esempio, dove c’è chiaramente, una sola linea melodica accompagnata. 

In sostanza noi, da più di tre secoli, siamo abituati ad avere a che fare con solo una linea melodica accompagnata. 

La musica polifonica è completamente diversa. Ci sono più voci, cantate o suonate, che eseguono contemporaneamente più melodie diverse, a volte con lo stesso ritmo, a volte con ritmi diversi, a volte cantando nello stesso istante le medesime parole, a volte cantando le stesse partole in momenti diversi. 

Carlo Gesualdo principe di Venosa

È importante ribadire che quando in musica si parla di più voci si intende più linee melodiche che possono essere sia cantate che suonate. 

Per quello che riguarda la musica prima del periodo barocco si intende quasi sempre linee melodiche cantate perché gli strumenti, fino alla fine del Cinquecento non avevano un ruolo di primo piano, vuoi perché non erano perfezionati, vuoi perché le tecniche esecutive erano ancora poco sviluppate. La maggior parte della musica di questo periodo è quindi, essenzialmente, una musica vocale. 

Per darvi un’idea di cosa sia una musica polifonica vocale vi faccio ascoltare l’inizio di un brano di uno dei maestri della polifonia, il fiammingo Johannes Ockeghem vissuto nel Quattrocento, intitolato “Deo Gratias”:

Deo Gratias di Johannes Ockeghem

E’ un brano a trentasei voci sovrapposte. Una cattedrale di suono che si sviluppa in verticale.

Nel periodo di cui stiamo parlando e in quelli precedenti sono molti i musicisti importanti che rendono lustro alla pratica polifonica. Basti pensare a Josquin Desprez, Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Luca Marenzio. Tutti autori che meriterebbero una fama e una notorietà maggiore vista la loro bravura e la bellezza delle loro composizioni. 

La complessità e la ricchezza della loro musica, messe a confronto con la semplicità di molta della musica che noi ascoltiamo oggi ci fa ulteriormente capire come non sempre, nel mondo dell’arte, il trascorrere del tempo indichi un reale progresso. 

È evidente che nessuna canzone di musica leggera, ad esempio, possa minimamente essere paragonabile, come complessità, alla musica di questo periodo. 

Un’altra considerazione importante da fare è che questo tipo di musica era molto importante sia nella vita delle persone che nello svolgersi della vita sociale. 

Tra i vari trattati sull’utilità della musica ve ne cito uno scritto da Johannes Tinctoris che elenca una serie di benefici che la musica procurerebbe: 

  • Rallegrare Dio 
  • Ornare le lodi a Dio 
  • Aumentare i gaudi dei beati 
  • Render la Chiesa militante simile a quella trionfante 
  • Preparare all’assunzione della benedizione divina 
  • Eccitare gli animi a pietà 
  • Scacciare la tristezza 
  • Sciogliere la durezza del cuore
  • Mettere in fuga il diavolo
  • Mandare in estasi
  • Elevare la mente terrena
  • Stornare la cattiva volontà
  • Allietare gli uomini
  • Risanare i malati
  • Attenuare le fatiche
  • Incitare gli animi alla battaglia
  • Attirare l’amore
  • Accrescere l’allegria del convito
  • Dar fama a chi la pratica
  • Beatificare le anime

Tra tutti questi autori importanti volevo porre la vostra attenzione su colui che Stravinskij, nel secolo scorso, ha definito:

” Un musicista senza padre e senza figli. Un pianeta senza satelliti nella storia della musica”.

Cioè un personaggio del tutto originale ed estremamente attuale come Carlo Gesualdo che ha attirato, nei secoli successivi l’interesse di molti artisti, musicisti e non, come Wagner, Mahler, Stravinskij stesso ma anche come il regista Werner Herzog che gli ha dedicato dei lavori.  

Ma chi era realmente Carlo Gesualdo principe di Venosa? 

Perdono di Carlo Gesualdo ( a sinistra) particolare di Giovanni Balducci

Intanto era un principe, cosa di non secondaria importanza perché ai principi, nel Cinquecento era proibita la pratica della musica a livello professionale. Dovevano rimanere dei dilettanti. Per Gesualdo, che aveva solo due passioni, la musica in primis e la caccia, questo ha sempre rappresentato un problema. Basti pensare che quando mandava alle stampe le sue composizioni doveva risultare non l’autore ma solo il destinatario di una dedica fatta da un musicista sconosciuto, come se lui fosse un mecenate e non il reale compositore. 

Il suo anno di nascita è, probabilmente il 1566 e quello della morte, altrettanto probabilmente, il 1613. Questo per ribadire quanto già affermato nelle ” Molliche” precedenti e cioè che quanto più si torna indietro nel tempo, tanto più le informazioni, non solo sulla musica, diventano incerte.  

Castello di Gesualdo

La cosa da segnalare, che approfondiremo in seguito, è che è, praticamente, contemporaneo di un altro artista estremamente importante, Caravaggio

Personaggio molto particolare ha avuto una vita caratterizzata da un evento che lo ha segnato profondamente. 

Infatti aveva sposato, in prime nozze, una nobile napoletana, molto avvenente, che, tra l’altro, era sua cugina, per cui, per poter celebrare le nozze i due sposi hanno avuto bisogno di una dispensa papale. 

Sempre molto preso dalle sue vere passioni, la musica in primis e la caccia, Carlo Gesualdo finì per trascurare la moglie e i suoi “doveri coniugali”.  

La sua sposa conobbe un ragazzo di una nobile famiglia pugliese. I due si innamorarono e divennero amanti, solo che lo fecero in modo molto vistoso tanto è vero che tutta la nobiltà napoletana lo venne a sapere e, probabilmente, anche lo stesso Gesualdo era al corrente della situazione. 

A un certo punto questa cosa gli venne però riferita e fu così costretto, visto i costumi del tempo, a difendere il suo onore. Tornato prima del previsto, su suggerimento di un delatore, da una battuta di caccia, sorprese i due amanti e reagì nel modo peggiore uccidendo la moglie e facendo uccidere il giovane amante dalla servitù. 

Questo fatto segnò per sempre tutta la sua esistenza. 

E’ evidente come questo atto sia del tutto condannabile ed esecrabile ma bisogna tener conto che, per la mentalità del tempo, il delitto d’onore non era considerato un vero e proprio delitto tanto è vero che Gesualdo non venne nemmeno processato e fu assolto da ogni colpa. Del resto, tenete conto che il delitto d’onore ha goduto di rilevanti sconti di pena anche nel nostro paese fino agli anni Ottanta del millenovecento, cioè quarant’anni fa. 

Perdono di Gesualdo (totale)

Questo non giustifica assolutamente il gesto ma bisogna, evidentemente, sempre contestualizzare i fatti alla luce delle abitudini e della mentalità del tempo in cui si sono svolti. 

Come detto questo fatto segnò per sempre Carlo Gesualdo sia fisicamente che, soprattutto psichicamente. Divenne sempre più introverso, chiuso in sé stesso, preda di rimorsi e affiorarono diverse patologie caratteriali che finirono per riflettersi anche nella sua musica. 

E nonostante un secondo matrimonio, non si è mai ripreso e non ha mai espiato quella che considerava, giustamente, una grande colpa. 

La sua attività musicale riguardava principalmente la composizione di madrigali che erano il genere più in voga in quel periodo. 

Il madrigale è un componimento poetico profano, legato al canto, di argomento prevalentemente amoroso o bucolico, quasi esclusivamente vocale. I testi erano scritti da poeti molto importanti. Lo stesso Gesualdo, ad esempio, conobbe e musicò alcuni versi di Torquato Tasso, per dire. 

La caratteristica principale, che fa di lui un musicista molto attuale, è il suo uso, quasi spregiudicato, di elementi come la dissonanza e il cromatismo (l’utilizzo di note di passaggio tra due note vicine) col risultato di creare tensioni che gli servivano per sottolineare, come vedremo, le parole e gli affetti, amore e morte in primo luogo, più interessanti del testo che musicava.

Un connubio perfetto tra musica e testo in forte anticipo sui tempi. 

In questo discorso calza a pennello il parallelismo, cui accennavo più sopra, tra lui e Caravaggio

Intanto pare che i due si siano conosciuti ne periodo in cui Caravaggio era esiliato a Napoli e, in uno dei suoi quadri era raffigurato il volto di Gesualdo, volto che venne poi cancellato. 

Narciso – Caravaggio

Ma le somiglianze nel loro modo di concepire la propria arte sono evidenti. Tanto quanto Caravaggio è stato un maestro nell’utilizzo dell’alternanza tra luce e buio, con i suoi famosi “tagli di luce” che illuminavano i volti dei protagonisti dei suoi quadri, quanto Gesualdo è stato un maestro nei “tagli di luce” musicali con quelle voci femminili che salgono verso il registro più acuto per poi scendere improvvisamente, senza preparazione, in quelli più gravi, rendendo i suoi madrigali carichi di tensione e molto moderni e interessanti. 

Questo è evidente nel brano di cui ci occupiamo che si intitola “Dolcissima mia vita” il cui testo recita: 

“Dolcissima mia vita,  

a che tardate la bramata aita? 

Credete forse che’l bel foco ond’ardo 

Sia per finir? 

Perché torcete il guardo? 

Ahi, non fia mai che brama 

Il mio desire o d’amarti, o d’amarti, 

O morire, o morire, o morire, o morire. 

Questo brano è tratto dalla raccolta del “Quinto libro dei Madrigali a Cinque Voci”. 

Eccolo qua :

Dolcissima Mia Vita

Intanto c’è da dire che ci sono momenti in cui le  voci procedono insieme in senso omoritmico (con la stessa figurazione ritmica) e questo si sente soprattutto all’inizio sul verso “Dolcissima mia vita”:

Inizio omoritmico

Invece sul verso:” Credete forse che’l bel foco ond’ardo sia per finir?” le voci rompono questa unità ritmica e cominciano a rincorrersi quasi a rappresentare le fiamme guizzanti del fuoco:

Foco

Ma il massimo della complessità e dell’effetto di dissonanza, quasi fastidiosa all’orecchio viene raggiunto alla fine sulla parola “o morire” dove le due voci femminili si scontrano a distanza ravvicinatissima creando una tensione che rende perfettamente la brutalità del concetto di morte:

Dissonanze finali

 

Non è un errore. E’ proprio scritto così. Sembra scritto l’altro ieri da un compositore di musica moderna. 

Questo è quello che fa di Carlo Gesualdo un musicista che è ritornato prepotentemente nell’interesse di molti musicisti dei periodi successivi, partendo da Wagner, poi Mahler, Stravinskij come detto, ma anche artisti come il regista Werner Herzog che gli ha dedicato alcuni lavori. 

Per rimanere in un ambito più vicino a noi anche Franco Battiato, nella canzone “Gesualdo da Venosa” scrive a un certo punto: 

“ I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, musicista assassini della sposa, cosa importa? Scocca la sua nota dolce come rosa, come rosa.” 

Anche Pino Daniele nell’album “Medina” del 2001 interpreta un madrigale di Gesualdo intitolato “Ahi disperata vita”

Ahi Disperata Vita – Pino Daniele

Entrambi, sia Battiato che Pino Daniele, hanno avuto il merito di portare, con questi brani, alla conoscenza di molti, la figura e il genio di questo musicista così lontano nel tempo ma così vicino a noi da un punto di vista emotivo e artistico. 

Una figura a se stante nel panorama musicale, controversa e affascinante. Una figura che si può accumunare a quella di Caravaggio perché entrambi sono stati due momenti unici nella storia delle loro arti. 

Io spero, con questa Mollica, di avervi aperto uno spiraglio, una finestra verso questo periodo e questo personaggio così affascinante che ci pone delle domande ma ci sa indicare anche alcune risposte molto intriganti. 

Ciao a tutti e…….fate i bravi.