Roberto Canella
Versione di Caetano Veloso
Puntata numero sessantuno
«Un giorno i tuoi piedi toccheranno la sabbia bianca, e bagnerai i tuoi capelli nell’acqua blu del mare. Porte e finestre si apriranno per vederti arrivare, e nel sentirti a casa piangerai sorridendo».
Questi sono i versi di una canzone il cui titolo in italiano è “Sotto i tuoi capelli ricci”, che il cantante brasiliano Roberto Carlos, famoso anche per aver partecipato tra la fine degli anni 60 e i primi 70 ad alcune edizioni del festival di San Remo, ha composto per il suo connazionale Caetano Veloso che, in quegli anni, era costretto all’esilio a Londra, dalla dittatura militare che guidava il suo paese, il Brasile.
Per parlare di Caetano Veloso o, come lo chiamano in Brasile, semplicemente Caetano dimostrando, in questo modo, grande famigliarità , affetto e molto stima, non ci si può esimere dal parlare del Brasile, una nazione che è stata, ed è tutt’ora una vera e propria fucina di musicisti e cantanti soprattutto riferendosi alla musica leggera della seconda metà del 900.

Caetano Veloso è un monumento, sia per la musica brasiliana che per i brasiliani stessi. Possiamo quasi considerarlo al pari di Tom Jobim del quale abbiamo parlato nella puntata n. 38 dedicata a “Desafinado”.
In realtà, però, il suo percorso artistico è stato molto diverso da quello del “Mestre Soberano”, che è l’appellativo col quale viene definito Jobim. Veloso è stato infatti uno dei promotori di quel movimento musicale , e non solo, chiamato “Tropicalismo” che tendeva a rivalutare la musica popolare brasiliana e che ha avuto il suo momento di massimo fulgore tra la fine degli anni 60 e i primi 70.

E’ stato un movimento estremamente innovativo rispetto alla tradizione musicale della Bossa Nova che pure, allora, aveva una storia di soli dieci anni, ma che era considerata da tutta una serie di giovani artisti, tra cui Veloso e il suo amico e collega Gilberto Gil che hanno collaborato, seppure a fasi alterne , fino agli anni 2000, una corrente musicale un po’ troppo ingessata e non disposta a rinnovarsi.
Il Tropicalismo, invece, attuava una proposta estremamente originale e cosmopolita, attenta a sottolineare il rapporto tra la musica ed altre discipline come il cinema, la poesia e l’arte. Ed è questa vocazione multiculturale a rendere tanto attuale la musica e l’opera di Caetano Veloso.

Questi giovani musicisti avevano anche un occhio di riguardo per tutto quello che, musicalmente, arrivava dall’estero come il Rock, soprattutto, con la forza delle chitarre elettriche che venivano utilizzate quasi come strumenti di rivalsa contro le chitarre acustiche che erano lo strumento principale della Bossa Nova, appunto. Questo provocò un grande scetticismo, per dirla con un eufemismo, da parte dei cultori più tradizionalisti della Bossa Nova, che vedevano come fumo negli occhi queste nuove proposte così cosmopolite.
L’influenza del Rock all’inizio , e del Funk successivamente è stata molto importante per Caetano Veloso, tanto è vero che uno dei suoi dischi di riferimento è stato il famosissimo “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles che lui desidrerava non solo emulare, ma addirittura superare, come grandezza e importanza.
La carriera di Caetano Veloso dura, in pratica, da sessanta anni con una produzione di oltre 60 album tra quelli in studio e quelli dal vivo.
E’ considerato uno degli ambasciatori della cultura musicale brasiliana, e non solo di quella, in giro per il mondo.

Questo fenomeno è importante da considerare perché è tipico del Brasile ed è praticamente sconosciuto da noi. Noi amiamo, è vero, i nostri cantanti e cantautori di riferimento ma non li abbiamo mai considerati, e non li consideriamo tutt’ora, portatori della cultura e della musica italiana nel mondo.
Per i brasiliani Tom Jobim, Caetano e altri sono invece legati totalmente alla cultura, e alle tradizioni e al modo di vivere del loro paese. Nei loro concerti in giro per il mondo, e ne sono stato testimone anni fa durante uno spettacolo di Caetano, è molto bello e toccante vedere e sentire l’affetto , il rispetto e la riconoscenza che provano per questi che oltre a essere i loro beniamini sono, soprattutto, dei simboli..
L’appartenenza al Tropicalismo e la coerenza sempre dimostrata nel professare le proprie idee, musicali e politiche, ha provocato una dura reazione da parte del regime militare che guidava il Brasile che lo ha costretto ad andare in esilio. Ha vissuto, infatti , per qualche anno a Londra ed è proprio in quel periodo che Roberto Carlos gli ha dedicato la canzone di cui parlavo all’inizio, auspicando il suo ritorno.

Per capire meglio le differenze tra la sua musica e quella della Bossa Nova più tradizionale, vi propongo l’ascolto di uno dei suoi brani più conosciuti degli anni 70 che si chiama “Odara” tratto dall’album “Bicho” del 1977.
E’ una canzone chiaramente influenzata dalla musica “Funk” e dal Rhythm ’n’ blues
Questo brano dimostra quanto sia stato , e sia ancor oggi, internazionale il suo approccio alla musica e di quanto importanti siano le influenze che gli arrivavano dall’estero.

Tra le sue canzoni più belle ne troviamo anche una molto dolce e delicata, una canzone d’amore il cui titolo è “Vocè é Linda” scritta nel 1983, che è una delle preferite dal pubblico brasiliano
In entrambi i brani, pur così diversi tra loro, si può notare una delle caratteristiche principali di Caetano Veloso, un timbro vocale estremamente delicato e, al contempo, preciso e caldo, un suono non tanto potente ma molto personale e carezzevole. Questo rende di lui anche un grande interprete oltre a essere, ovviamente, un notevolissimo autore e sarà importante ricordare questo, quando parleremo, più in dettaglio, del brano oggetto di questo racconto.

Nella sua produzione musicale gli album pubblicati dal vivo hanno molta rilevanza e sono sempre stati notevolmente apprezzati da pubblico. A questo proposito volevo farvi ascoltare parte di un brano che lui ha registrato con un’altra grandissima rappresentante della canzone brasiliana, con una voce molto particolare e calda, completamente diversa dalla sua che si chiama Maria Bethania e che, per inciso, è anche sorella di Caetano Veloso. In questa canzone che si intitola “E’ de Manha “questa unione di due timbri così diversi rende il tutto particolarmente accattivante.
Oltre a questo, bisogna rilevare anche il lavoro sul ritmo che portano avanti tutti in questo brano, sia i cantanti che i musicisti. Nessuno fa cose fuori dal comune o particolarmente virtuosistiche. Tutto sembra molto facile, ma il risultato è una “macchina ritmica” è veramente micidiale ed estremamente efficace
A questo punto arriviamo all’oggetto di questo racconto. Il brano in questione sicuramente moti di voi l’avranno già sentito almeno in una delle sue innumerevoli versioni perché si tratta di una composizione conosciuta in tutto il mondo.
Il titolo è “Cuccurucucù Paloma”. Il motivo principale per cui vale la pena di parlarne è che la versione che ne dà Caetano Veloso è una di quelle che non ti possono lasciare indifferente perché come si dice tecnicamente…..”ti stende”.
Bisogna subito chiarire che “Cuccurucucù Paloma”” non c’entra praticamente nulla con la canzone che Battiato ha scritto agli inizi degli anni 80. Battiato ha infatti preso parte del ritornello, se così si può dire, del brano inserendolo in un testo che contiene molte immagini riferite alle sue esperienze anche adolescenziali. È un contesto assolutamente diverso e non c’entra nulla come testo e, tantomeno, come musica rispetto alla composizione originale.
Un’altra precisazione è che questo brano non è stato scritto da Caetano Veloso bensì da un cantautore messicano, Tomàs Mendèz, negli anni 50. Col passare del tempo è diventata una canzone famosa in tutto il mondo e ne sono state fatte molte versioni ma quella di cui parliamo oggi è, senza ombra di dubbio, una delle più importanti.

Altra cosa fondamentale è che in questa versione l’arrangiamento gioca un ruolo fondamentale.
Per chi non fosse avvezzo alle cose della musica bisogna specificare che cosa vuol dire “arrangiare “ un brano.
Generalmente una canzone nasce con una strumentazione abbastanza semplice, pianoforte e voce oppure chitarra e voce, a seconda dell’autore. Questo perché c’è bisogno di uno strumento “polifonico” in grado di produrre più suoni contemporaneamente, come appunto la chitarra o il pianoforte, che sostenga, suonando degli accordi, la linea melodica che il compositore si inventa.
Questo può essere definito quasi come il corpo nudo della canzone.
L’arrangiamento è il vestito che lo stesso autore o, come spesso accade, un altro musicista specializzato in questo campo, letteralmente cuce addosso alla canzone stessa stabilendone velocità, strumenti che devono suonare, orchestrazione e , a volte , modificandone anche il ritmo. Il tutto serve per rendere il brano più appetibile o, magari, per dargli un sapore più conforme alle mode del momento.

Ovviamente se una canzone è brutta non c’è arrangiamento che tenga ma, in genere, un buon arrangiamento riesce a recuperare qualche canzone un po’ deboluccia e spesso può far diventare un capolavoro un brano che sia già bello nella prima stesura.
Per farvi un esempio di cui abbiamo parlato recentemente, quello della puntata n. 51 riguardante “Both Sides Now” di Joni Mitchell possiamo dire che l’arrangiatore, Vince Mendoza ha preso la versione degli anni 60 della canzone e le ha messo addosso un vestito elegantissimo da sera, un’orchestra d’archi, un vestito non sfarzoso ma estremamente curato in ogni dettaglio e la canzone, già bella nella versione originale, è diventata praticamente un capolavoro.

Il vestito che Caetano Veloso ha messo addosso a questa canzone non è un abito da sera. Assomiglia di più a una tenuta comoda, pulita e ordinata da casa, come quella che una persona che ama essere curata e in ordine si mette per stare bene con se stessa. Magari poi possono arrivare anche degli ospiti e, nel caso, tutto è già a posto, ma il motivo principale è il benessere personale.
In termini musicali questo si traduce in un arrangiamento minimale ma estremamente curato in ogni dettaglio.
La storia di questa versione merita di essere raccontata.
E’ una storia che comincia agli inizi degli anni 90, precisamente nel 93 quando la sua casa discografica chiede a Caetano Veloso di registrare alcuni dei suoi maggiori successi in lingua spagnola per sfruttare quello che era il più importante mercato, dal punto di vista discografico, del momento. Un po’ come succede, ad esempio, da noi quando cantanti come la Pausini fanno uscire delle versioni dei propri successi in lingua spagnola soprattutto per il mercato sudamericano.
Ma Caetano Veloso, conscio del suo valore e del suo carisma decide di attuare un altro tipo di operazione di tuffarsi nella cultura e nel mondo latino e incidendo tutte le canzoni di lingua spagnola che aveva ascoltato da piccolo e che riteneva importanti per la sua crescita musicale e culturale.

Il risultato è un album intitolato “Fina Estampa” che contiene canzoni cubane, argentine, messicane, canzoni del Paraguay, del Perù, del Portorico e del Venezuela tutte eseguite in modo estremamente sentito e coinvolgente da lui che, ricordo, è di madre lingua portoghese, o meglio brasiliana. Il risultato è una fusione di culture diverse che, tra l’altro, non sempre negli anni sono andate d’amore e d’accordo.
Il disco ebbe un successo commerciale notevole.
Qualcuno però fece notare a Veloso che nell’album mancava uno dei brani più importanti della cultura latina, “Cuccurucucù Paloma” appunto che era ormai, col passare degli anni, era diventata essa stessa un classico.
Visto il successo clamoroso del disco Caetano Veloso decise di farne una versione dal vivo “Fina Estampa Ao Vivo” l’anno seguente e, punto nell’orgoglio dal rilievo che gli era stato fatto decise di registrare anche una versione molto bella arrangiata con un’orchestra d’archi, di “Cuccurucucu Paloma”.

Questa versione, così interessante, suscitò l’interesse di uno dei più famosi registi di lingua spagnola, Pedro Almodovar, che decise di inserire questo brano nel suo film “Il Fiore del mio Segreto”. Ma durante il montaggio venne a conoscenza del fatto che un altro regista, il cinese Wong Kar Way aveva già inserito, praticamente senza chiedere il permesso quella versione di “Cuccurucucu Paloma” nel suo film “Happy Together”.
Il brano quindi venne tolto e fu sostituito con un altro , sempre di Veloso.
Ma Almodovar che ha sempre avuto per Caetano Veloso rispetto e profonda ammirazione , al punto da considerarlo come un fratello, chiese al cantautore brasiliano, nel 2002, di registrare “Cuccurucucù Paloma” dal vivo in una scena di uno dei suoi film più importanti “Hable con Ella”, il cui titolo in italiano è “Parla con Lei”. Come risultato abbiamo una scena in cui si vede Caetano Veloso interpretare se stesso cantando accompagnato da un contrabbassista, un chitarrista e un violoncellista, quindi una formazione ridottissima, sul bordo di una piscina , con spettatori, tra i quali i protagonisti del film, che guardano e ascoltano estasiati.

È un momento veramente toccante soprattutto, ovviamente, per merito della straordinaria interpretazione che Caetano Veloso da di questo brano.
Il punto di partenza è un profondo rispetto per un testo che è completamente diverso rispetto a quello della canzone di Battiato e questa è una delle ragioni per le quali i due brani non c’entrano nulla l’uno con l’altro.
È un testo che racconta di un amore disperato:
“Dicono che nel corso delle notti
non facesse altro che piangere
dicono che non mangiasse
che non facesse altro che bereGiurano che lo stesso cielo
fosse sconvolto sentendo il suo pianto
come soffrì per lei
e continuò ad invocarla
anche in punto di morteAy ay ay ay ay cantava
ay ay ay ay ay gemeva
di passione mortale morivaChe una colomba triste
di prima mattina va a cantare
alla sua casetta solitaria
con le sue porticine spalancateGiurano che quella colomba
non è null’altro che la sua anima
che sta ancora aspettando
che ritorni la poverina.Cucurrucucu colomba
cucurrucucu non piangere
le pietre, colomba
che potranno mai sapere dell’amore?”
La bellezza di questo testo viene qui messa in risalto da un arrangiamento ridotto veramente all’essenziale. Il vestito da casa del quale parlavo in precedenza. Un vestito curato, pulito, stirato, a suo modo perfetto.
Da un punto di vista musicale è un brano molto semplice perché si basa sui famosi tre accordi dei quali abbiamo parlato tante volte nelle scorse puntate e che costituiscono l’ossatura di tantissimi brani di estrazione e cultura popolari. Sono i tre accordi per così dire primari cioè quelli sulla prima, sulla quarta e sulla quinta nota della scala. In questo caso sono proprio quelli di DO, di FA e di SOL. C’è solo una momentanea presenza di un accordo di RE minore ma, per il resto, tutto si svolge sfruttando questi tre “mattoni” del discorso musicale.
Ma non bisogna intendere questa semplicità come banalità, tutt’altro. Questa struttura è esattamente quello che ci vuole per rendere l’idea del brano.

L’andamento è lento. La chitarra acustica accompagna delicatamente, il contrabbasso suona le note fondamentali degli accordi e il violoncello dapprima suona delle note molto leggere e “flautate”, i cosiddetti “armonici” poi esegue dei piccoli controcanti. Su questo tappeto così scarno si appoggia la voce meravigliosa di Caetano Veloso che “porta fuori” questo testo con estrema delicatezza, ma con molta passione e coinvolgimento.
La sua interpretazione diventa struggente quando c’è il famoso refrain “cuccurucucu paloma” che lui esegue in un modo difficilmente descrivibile a parole. Bisogna ascoltarlo per capire. Penso che nessuno, e io per primo, abbia mai ascoltato questo inciso melodico cantato con così tanto controllo, tenuta di voce ma con un sentimento che trasuda da ogni nota.
All’inizio del brano si sente, e si vede nel filmato su YouTube Almodovar che da il “ciak” di inizio ripresa
L’ultimo colpo di genio è il finale con quello che, musicalmente, è l’equivalente dei puntini di sospensione. Un finale irrisolto, come irrisolto è l’amore del protagonista.
Non si fa fatica a comprendere il perché Pedro Almodovar si sia innamorato di questo brano al punto da inserirlo nel suo film.
Questa esecuzione è la traduzione, in musica, di una delle frasi più significative che costituiscono il credo artistico di Caetano Veloso:
“Cantare è più che ricordare, è più che vivere, è più che sognare”.