Vanessa Covini
Un brano che unisce culture diverse in modo mirabile
Puntata numero settantanove
Nel 1932 la pianista Marguerite Long, la prima a registrare il “Concerto per Pianoforte in Sol” di Maurice Ravel del quale era, tra l’altro, anche la dedicataria, alla fine di una seduta di registrazione affermò:

“ Alle due o tre del mattino ero esausta. Finalmente avevo finito. Improvvisamente Ravel usci dalla regia gridando “Non va bene, dobbiamo ricominciare”, avrei voluto ucciderlo, ma feci come voleva”.
E’ incredibile come i grandi artisti abbiano sempre da insegnarci cose importanti. A volte siamo chiusi nel nostro piccolo mondo, con i nostri gusti, le nostre preferenze, scelte che non vogliamo cambiare né mettere mai in discussione. Loro ci dimostrano che, quasi sempre, le strade sono molte di più di quelle che noi pensiamo e che gli orizzonti sono molto più aperti di quelli che noi vediamo.
Maurice Ravel era uno di questi grandi e ci ha fatto vedere nuove possibilità, dimostrandoci come l’essere aperti agli stimoli che ci arrivano dall’esterno non possa che accrescere la nostra creatività, la nostra conoscenza e il nostro gusto.

Ravel è stato uno dei più grandi compositori della storia. E’ vissuto a cavallo tra la fine dell’800 e i primi del 900 anche se tutte le sue composizioni più conosciute sono state scritte nei primi tre decenni del XX secolo.
Verso la fine degli anni 20 era un musicista affermato. Aveva al suo attivo composizioni come “Sheherazade”, “Daphis et Chloé”, la “Rapsodie Espagnole”, “ La Valse” e, soprattutto, il “Bolero”, probabilmente il suo lavoro più conosciuto.

Agli inizi del secolo aveva anche più volte partecipato, senza peraltro vincere, al famoso “Prix de Rome”, di cui spesso abbiamo parlato nei nostri racconti perché molti compositori francesi tra 800 e 900 si sono dovuti confrontare con questo concorso.
L’ultima partecipazione, nel 1905, suscitò parecchio scandalo. La sua ennesima eliminazione, una cosa che avrebbe potuto stroncare la carriera a chiunque, si rivelò, invece, foriera di notorietà e successo. Accadde infatti che la stampa si indignò per la sua eliminazione anche perché si scoprì che il professore senior del Conservatorio, tale Charles Lenepveu, era nella giuria e che solamente i suoi studenti erano stati ammessi al turno finale.
Lo scandalo a livello nazionale fu molto grande e questo ci fa pensare quando importante fosse , a quel tempo, la cultura nella vita sociale del paese. Questo determinò il pensionamento anticipato del direttore del “Prix de Rome” e la sua sostituzione con Gabriel Fauré Che venne incaricato dal governo di effettuare anche una radicale riorganizzazione di tutta l’istituzione del Conservatorio.

Tutto questo per dirvi come Ravel, verso la fine degli anni 20, fosse ormai diventato un compositore molto famoso ed importante.
Dopo un’ attenta pianificazione decise di intraprendere una tournée di quattro mesi nel Nord America che prevedeva molti concerti e che era veramente ben remunerata.
Questa esperienza si rivelò illuminante. Ravel ebbe la possibilità di verificare e di confrontarsi , praticamente sul campo, con quello che era il fenomeno musicale emergente negli U.S.A., e che stava diventando popolare anche in Europa, e cioè il Jazz.
Rimase particolarmente impressionato dal Jazz e anche dal Blues. Per sua stessa ammissione fu affascinato dal modo di vivere, dalle grandi città, dai grattacieli, dalla tecnologia avanzata, dall’eccellenza delle orchestre americane. Ma, da buon francese, ebbe delle riserve sulla cucina alla quale fece fatica ad adattarsi.
Affermò testualmente:
“La parte più accattivante del Jazz è il suo ritmo divertente. Il Jazz è una fonte di ispirazione molto importante e vitale per i compositori moderni. Sono stupito che così pochi americani ne siano influenzati”.
In quei mesi ebbe modo di conoscere e frequentare uno dei musicisti americani più importanti, George Gershwin, del quale abbiamo parlato nella puntata n. 20 riguardante “Summertime”, uno dei suoi brani più famosi.
Il loro rapporto divenne molto stretto in quei mesi. In pratica Gershwin fece da cicerone a Ravel portandolo in molti locali dove si suonava la musica afroamericana e facendolo assistere a molti concerti tenuti da Big Band di Jazz.

Ravel rimase affascinato dalla spontaneità ed istintività di Gershwin come compositore, il quale, a sua volta, ammirava Ravel come rappresentante del modello di rigorosità formale ed accademica cui egli bramava.
Il desiderio di Gershwin, infatti, era quello di avvicinarsi sempre più alla musica “colta” europea. A questo proposito chiese più volte a Ravel di poter avere lezioni di composizione.
Al riguardo abbiamo un aneddoto sulla cui autenticità peraltro non siamo del tutto sicuri, secondi il quale Ravel gli avrebbe detto:
“Perché vuoi essere un Ravel di serie B quando puoi essere un ottimo Gershwin di serie A”
In pratica “non cercare di snaturare le tue caratteristiche compositive che sono la tua arma vincente”.
Le esperienze fatte durante la tournée americana si riverberano nel “Concerto per Pianoforte e Orchestra in sol maggiore” che Ravel cominciò a comporre subito dopo essere rientrato in Europa e che è l’oggetto di questo racconto.

A ulteriore testimonianza dell’interesse di Ravel per il Jazz esiste un articolo da lui redatto appena tornato dagli U.S.A. per la rivista “Musical Digest” il cui titolo è già un programma:
“ Prendete il Jazz sul serio”
Nel corso dell’articolo scrive:
“Personalmente considero il jazz un ambito espressivo molto interessante. MI riferisco ai ritmi, alle melodie e al modo in cui queste stesse sono trattate. Ho ascoltato alcuni lavori di George Gershwin e li trovo decisamente affascinanti.”
Ravel non fu il solo a subire questa fascinazione. Anche Igor Stravinskij , un altro mostro sacro della composizione del secolo scorso, sostenne che, per lui, Il Jazz fosse la forma artistica musicale più importante del 900.

Anche Stravinskij conobbe George Gershwin il quale chiese anche a lui delle lezioni. Stravinskij disse ,” Ma tu quanto guadagni scrivendo musica jazz?”. Sentita la risposta affermò, essendo anche un tipo cui non mancava lo spirito “Allora mi sa che devo venire io a lezioni da te”.
Entrando nel vivo di questa composizione bisogna subito dire che si tratta di un concerto.
Di questa forma musicale abbiamo già parlato in altre puntate. Il termine sembra derivare dal latino “cum certare” che significa gareggiare di un insieme di voci e strumenti.

Nel Concerto, in genere, abbiamo uno strumento solista che dialoga, a volte si scontra, lotta e si incontra con l’orchestra. È una forma costituita da tre movimenti. Quelli esterni, primo e terzo, sono in genere veloci mentre quello centrale è in tempo lento e, generalmente, è il più melodico dei tre.
Il concerto di Ravel segue perfettamente questa struttura.
E’ importante sottolineare che, come in altre composizioni di Ravel, anche in questa abbiamo un’influenza rilevante della musica e dell’ambientazione sonora dei luoghi dove il compositore era nato.
Era infatti originario di Ciboure un piccolo paese al confine tra Francia e Spagna nei Paesi Baschi.

Nel primo movimento il tema iniziale viene esposto dallo strumento più acuto dell’orchestra: l’ottavino, un flauto più piccolo e dal registro molto acuto.
Tutte le melodie di questo movimento sono incisive, brevi e molto ritmiche. Dopo l’esposizione dell’ottavino il tema viene proposto dalla tromba, non a caso uno strumento molto importante nella musica jazz.
Il movimento inizia con una sonorità strana, un secco colpo di frusta
E’ un inizio estremamente incisivo nel quale è già evidente l’influenza della musica jazz.
Subito dopo il tempo si placa, l’atmosfera si fa più rarefatta e si fa strada un tema, suonato da pianoforte, di chiara ispirazione spagnola. Su questo tema si innestano delle frasi melodiche proposte dal clarinetto, tromba e flauto in rapida successione, che non potrebbero essere più jazz di così. Sono addirittura molto “bluesy”
Un altro momento moto interessante lo abbiamo subito dopo.
Qui il pianoforte suona un tema melodico, in stile prettamente americano che sembra portarci direttamente a Broadway. La cosa interessante è che questo clima viene ripreso da una sezione di “fagotti” che Ravel, da fine orchestratore quale era, fa suonare come fosse la sezione di sax di una Big Band di jazz
Praticamente l’inizio di questo concerto è quasi un riassunto di molte delle atmosfere che si possono trovare nella musica di Ravel.

Dopo una vigorosa ripresa del ritmo, il tempo si placa nuovamente e il pianoforte ripropone la frase “blues” suonata in precedenza dagli altri strumenti. Poi abbiamo una grandissima idea timbrica di Ravel che, come vedremo parlando del secondo movimento, era un eccezionale orchestratore. L’arpa suona una serie di note velocissime, arpeggi in pratica, con un volume piano, e contemporaneamente esegue una melodia usando la tecnica degli “armonici”, cioè suoni molto delicati che si ottengono pizzicando le corde in modo particolare. È un momento magico, uno dei tanti di questa composizione

Se questo primo movimento è estremamente interessante, coinvolgente e con soluzioni timbriche particolari, il clou di tutto il concerto è, senza dubbio, il secondo movimento, l’ ‘”Adagio assai”.
E’ uno dei brani senz’altro più conosciuti di Ravel, ma anche uno dei più belli, in assoluto, della musica del 900 e non solo.
Ha una melodia struggente e un’atmosfera generale davvero coinvolgente. Ravel sostiene di aver avuto come ispirazione il movimento lento di un “Quintetto con clarinetto “ di Mozart.
In ogni caso il pianoforte esegue in perfetta solitudine un tema lunghissimo di ben 36 battute. E’ una lunghezza del tutto inusuale per una melodia che, tra l’altro, ha la caratteristica di non ripetersi mai. Sembra che Ravel abbia faticato molto nella composizione di questo tema che ha affermato di aver scritto quasi nota per nota con molta difficoltà.
Tutto il movimento è di un’incredibile delicatezza e anche in questo caso l’abilità di orchestratore di Ravel è notevolissima.
Orchestrare significa stabilire “chi fa che cosa”, cioè quale strumento deve suonare quelle determinate note. Vuol dire trovare una sonorità particolare per far risaltare una frase melodica, dare molta importanza non solo a cosa si suona ma anche a come e con cosa lo si suona. E’ chiaro che tutte queste scelte finiscono poi per influenzare l’ascoltatore modificandone le sensazioni e la risposta emotiva.
L’inizio del movimento con questo lunghissimo “solo” del pianoforte è un momento estremamente lirico

Finita l’esposizione del tema ci troviamo di fronte ad un esempio tipico dell’abilità di orchestratore di Ravel. Entrano infatti gli strumenti a fiato ad eseguire una melodia, prima un flauto, poi un oboe e infine un clarinetto. Queste entrate si succedono senza soluzione di continuità e i vari frammenti di melodia passano da uno strumento all’altro dando alla frase melodica un mix di suoni e sapori estremamente sofisticato e coinvolgente. E’ un altro dei momenti topici di questa composizione
La cosa fastidiosa è che in qualsiasi versione voi possiate prendere da Youtube di questo brano, ovviamente parlo di quelle registrate dal vivo, vi troverete sempre disturbati da persone che tossiscono a ripetizione. A volte sembra che approfittino dei momenti tranquilli per disturbarli, come nel caso che avete appena sentito, con continui colpi di tosse. E’ una cosa veramente fastidiosa ma tant’è……..

L’abilità di un grandissimo compositore sta anche nel dosare le atmosfere. Quando il brano, ad un certo punto, potrebbe rischiare di diventare troppo “melodico”, Ravel cambia la situazione inserendo degli elementi di novità che creano un diversivo dando ulteriore interesse alla composizione
L’ultimo momento topico del movimento lo abbiamo quando il corno inglese riprende la melodia e il pianoforte lo accompagna in modo molto liquido e con dei fraseggi melodici delicatissimi.
Quando ci si trova davanti alla bellezza assoluta non c’è molto da dire
Il terzo ed ultimo movimento è quello più breve, come durata.
E’ veramente frenetico. E’ stato definito un “Perpetuum mobile” cioè qualcosa che non si ferma mai.
Un direttore d’orchestra ha affermato che questo movimento” vola ad una velocità così supersonica che sembra finire prima di cominciare”.

L’inizio è pirotecnico e richiede una tecnica virtuosistica non indifferente al pianista. L’influenza del jazz ritorna a farsi estremamente presente. Il motore di questo brano è, ovviamente il ritmo.
Non potendo, per ragioni di tempo, parlare approfonditamente anche di questo movimento ve lo lascio in sottofondo nel file audio che segue
Il concerto di Ravel si dimostra molto equilibrato anche da un punto di vista formale perché, a fronte di un movimento centrale melodico e pieno di sentimento, abbiamo i due movimenti esterni che risultano più ritmici e sanguigni. Il risultato è un mix di sentimenti e situazioni musicali veramente accattivante e molto ben bilanciato.
Volevo lasciarvi con una frase molto significativa pronunciata dallo stesso Ravel:
“La grande musica deve venire dal cuore. Qualsiasi musica fatta solo di tecnica e cervello vale meno del foglio su cui è scritta”.

Grazie per il bel racconto! Ravel effettivamente è un autore che sa risvegliare in chi ascolta sentimenti puri, nitidi che magari non ci si era accorti di avere . Buone vacanze!🏖
Quello che dici e’ verissimo e ci ricorda anche di tenere la mente sgombra da pregiudizi. Grazie per il tuo contributo e ricambio gli auguri.
Caldo caldissimo eppure Ravel riesce a ‘torarti fuori’ quell’e nergia quasi fanciullesca che induce al sogno.
Grazie ❣️
Infatti con i due movimenti esterni ti dà la carica, e con quello centrale ti fa sognare. Grazie a te per il commento.
Non sapevo che fosse basco; molte cose si spiegano 🤗. Secondo me i baschi hanno la “cazzimma” giusta. Ma a parte questo, il jazz lo sentivo che c’era, anche se non ne sapevo niente di quel che ci hai raccontato, e ti ringrazio sempre per questo. Ti auguro una splendida estate, Sandro!
Il jazz lo sentivi perche’ come ti ho detto piu’ volte , hai un nell’orecchio per la musica. Ricambio l’augurio e spero che la tua estate sia serena in mezzo ai tuoi boschi.
Grazie del bel racconto! Concerto meraviglioso. I legni godono
Nella musica del 900 i legni godono spesso. Grazie a te per l’attenzione.