“Donne”

Loredana Lottici

Puntata numero sessantaquattro

Fin dal 1940 ho avuto molti problemi nella mia vita, per una sola causa, il fatto di voler cambiare e cercare di far evolvere una forma popolare di musica chiamata Tango”.

La musica più il Tango significano evoluzione. La stragrande maggioranza dei “tangheri” non ha cultura musicale. Questo frena lo sviluppo. Quelli che ci rimettono sono quelli che stanno indietro. Io sono andato avanti e, grazie a questo, la mia musica non è morta”.

“Scrivo musica per quintetto, musica da camera, musica per grandi orchestre, e mi diverto. Penso che il giorno che non mi divertirò più sarà l’ultimo”.

Tutte queste sono affermazioni rilasciate durante un’intervista concessa verso la fine degli anni 80 da uno dei musicisti più famosi, controversi, più amati e, allo stesso tempo, detestati del secolo scorso, che risponde al nome di Astor Piazzolla, argentino, nato a Mar del Plata nel marzo del 1921 e morto a Buenos Aires nel luglio del 1992.

Astor Piazzolla

Parlando di lui il compositore, tutt’oggi vivente, John Adams ha detto che:

Come quella di Gustav Mahler e Bertolt Brecht la sua anima è vasta e imperfetta.  Per parafrasare Neruda, un poeta la cui anima latino-americana è così simile nelle sue profondità nere e nei lampi di luce accecante, la sua è una musica della “confusione imperfetta degli esseri umani”. Musica consumata come dall’acido dal lavoro delle mani, impregnata di sudore e fumo, odorante di gigli e di urina, spruzzata dalla varietà di ciò che facciamo, legalmente o illegalmente. È una musica impura come i vecchi vestiti, come un corpo, con le sue macchie di cibo e la sua vergogna, con rughe, sogni, veglia, profezie, dichiarazioni di amore e odio, stupidità, shock, idilli, credenze politiche, negazioni, dubbi, affermazioni…”

Un altro personaggio musicalmente molto importante come il violinista Gidon Kramer sostiene che la musica di Piazzolla “ti fa sentire felice e triste allo stesso tempo, e conosco pochi compositori che riescono in questo”.

Gidon Kramer

Astor Piazzolla è stato uno dei musicisti più importanti e controversi del 900.

Nato, come detto in Argentina, si trasferì fin da piccolo, con la sua famiglia, a New York.

Li ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza. Circa a nove anni riceve, come regalo da suo padre, uno strumento musicale tipico della tradizione argentina, il Bandoneon. È uno strumento particolare, inventato nel 1846 da Heinrich Band.

Bandoneon

Tecnicamente si può definire un  “aerofono a tastiera”. In pratica è simile a quella che noi conosciamo come Fisarmonica, cioè uno strumento a mantice in cui i suoni si ottengono aprendo e chiudendo, appunto, il mantice. La differenza principale è che non ha, come la fisarmonica, da un lato del mantice i tasti tipo pianoforte, e dall’altra dei pulsanti, ma presenta ad entrambi i lati una serie di pulsanti ciascuno dei quali può emettere note diverse a seconda dell’apertura, o meno, del mantice. Questo rende particolarmente difficile l’esecuzione di frasi melodiche e richiede una tecnica esecutiva di prim’ordine.

La sua sonorità, che immagino abbiate già sentito, è questa

Tango Blues – Bandoneon

Uno dei primi generi musicali che il giovane Piazzolla cominciò a suonare non fu come si potrebbe pensare il tango, bensì la musica classica e soprattutto quella di Bach. Questo perché nel palazzo di fronte alla sua abitazione risiedeva un pianista classico ungherese che si esercitava tutti i giorni con quella musica e il piccolo Piazzolla cercava di riprodurre sul suo strumento, cosa alquanto complessa, quello che sentiva.

Questo momento iniziatico ha inciso profondamente sul suo modo di affrontare la musica. Per tutta la vita, infatti, ha sempre cercato di essere riconosciuto anche come esecutore e, soprattutto, compositore di musica “colta”.

La sua predilezione per Gershwin, un altro musicista che oggi verrebbe definito “crossover”, deriva appunto da questo suo desiderio di coniugare tradizione popolare e colta all’interno della sua produzione musicale.

Tornato in Argentina studiò per molti anni con un compositore famoso come Alberto Ginastera (1916-1983) per poi approdare a Parigi con la volontà di approfondire gli studi con quella che, giustamente, è ritenuta la più grande insegnante di musica del secolo scorso: Nadia Boulanger.

Nadia Boulanger

Abbiamo già incontrato la Boulanger sia nella puntata dedicata alla sorella Lili Boulanger (n.37) che in quella in cui abbiamo parlato dell’album “Passages” di Philip Glass e Ravi Shankar(n.49).

Lo stesso Piazzolla racconta che arrivò a Parigi portando con se molti brani classici di sua composizione per farli ascoltare alla sua insegnante. Dopo aver suonato questi brani la Boulanger li disse:” E’ tutto ben scritto , ma in nessuna di queste musiche io riconosco Astor Piazzolla”. E aggiunse: “Ma cosa piace a Piazzolla?”. Al che lui rispose:” Io suono tango ma non lo faccio da cinque anni perché mi vergogno e perché voglio diventare un musicista colto”. Lei rispose: “Il Tango è bellissimo e il bandoneon, che è il tuo strumento, è uno strumento meraviglioso”. Allora Piazzolla suonò un tango e lei disse:” Questo è Piazzolla. Segui questo percorso e andrà bene”.

Questa storia ricalca quella avvenuta anni prima quando George Gershwin andò a studiare dal famoso compositore francese, Maurice Ravel, il quale gli disse , a un certo punto del suo percorso di studi:” Perché vuoi diventare un mediocre Ravel quando puoi essere un ottimo Gershwin?”

Astor Piazzolla tornò quindi in Argentina e fondò, negli anni, molti gruppi di Tango che daranno vita a quello che sarà definito il “Nuevo Tango”, il genere che cercherà di svecchiare questa forma musicale e di danza tipica dell’Argentina.

Il Tango, infatti, è una forma di danza e musica nata, praticamente, nel porto di Buenos Aires agli inizi del 900. Unisce la struttura della canzone con la danza e con la musica strumentale.

Dapprima era ballato da soli uomini poi viene, se così si può dire, riportato in Europa, da cui era partito decenni prima per approdare in Argentina, soprattutto a Parigi. Qui comincia a mutare diventando più raffinato e da musica essenzialmente ballata diventa, poco a poco, una musica suonata e da ascolto.

Questa evoluzione, quando verrà riportata in Argentina, sarà foriera di discussioni acerrime e a volte al limite della rissa, tra i sostenitori della vecchia scuola , del tango ballato, e quelli della nuova.

Lo stesso Piazzolla ebbe ad affermare:

Alla gente la mia musica non piace perché in Argentina si può cambiare tutto, tranne il Tango”,

rimarcando, con questo, la sua adesione totale alla nuova corrente musicale.

Questo perché il suo scopo era suonare un tipo di musica che avesse le radici nel Tango ma che raccogliesse anche le influenze della musica classica, del jazz e financo del rock, della musica popolare e dell’elettronica come poi dimostrerà nel corso degli anni.

Questa crociata intrapresa per emancipare il Tango lo ha portato, in patria, ad essere spesso detestato e accusato di rovinare le tradizioni tipiche argentine. Un suo collega musicista, parlando di lui, pronunciò una frase che, da sola, vale mille spiegazioni:

“Piazzolla è diventato famoso senza essere popolare”.

Questo, purtroppo, è il triste destino di tutti gli artistiche perseguono l’innovazione, in qualsiasi campo artistico si trovano ad agire.

Ovviamente Piazzolla reagì a queste “accuse” con impeto, con la forza e la cocciutaggine derivanti dal suo carattere molto deciso. Emblematico, a questo riguardo, il “decalogo” di comportamento che impose a uno dei suoi gruppi più famosi “L’Octeto Buenos Aires” i cui punti principali erano i seguenti:

  • Dare priorità a fini artistici e non commerciali
  • Eseguire sia opere attuali che vecchie
  • Evitare i cantanti (salvo eccezioni)
  • Non esibirsi mai in sale da ballo

Forte era anche in Piazzolla l’impulso a seguire gli esempi di alcuni musicisti europei che lui ammirava, come l’ungherese Bela Bartok che aveva inserito elementi di musica magiara nelle sue composizioni, oppure Ravel e Stravinskij. Amava anche ispirarsi a Villa Lobos e Manuel de Falla che avevano portato rispettivamente i folklore brasiliano e quello spagnolo all’interno della musica colta.

Questa nuova direzione suscitò talmente scandalo e astio presso i tradizionalisti che il suo brano di più grande successo, il famosissimo Libertango, venne da loro definito come il più brutto e commerciale di tutta la sua produzione

Libertango

E’ evidente da questa composizione come, a questo punto, il Tango fosse ormai diventato principalmente una musica da “concerto” e da ascolto.

Più o meno dello stesso periodo è un altro dei suoi brani più conosciuti “Oblivion”. E’ particolare rispetto alla sua produzione perché nasce come composizione strumentale ma rappresenta anche un’eccezione al rigido Decalogo cui accennavo prima. Ne esiste anche una versione vocale dovuta alla conoscenza che Piazzolla stesso aveva fatto con alcune cantanti che lui ammirava, tra le quali la nostra Milva. Una di queste versioni la potete ascoltare all’inizio del Podcast di questa puntata.

“Oblivion” fa parte anche della colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio che è del 1984. E’ una composizione molto evocativa, all’ascolto della quale si possono notare influenze abbastanza evidenti. Personalmente io sento echi di Ennio Morricone. Non so dire chi ha preso da chi. Probabilmente erano due musicisti che si conoscevano e stimavano reciprocamente

Oblivion

A questo punto Astor Piazzolla aveva del tutto sdoganato la sua musica.

Un altro degli incontri importanti sul cammino di Piazzolla è stato quello, avvenuto sempre negli anni 70, con il jazz e precisamente con Gerry Mulligan, un importante suonatore di sax baritono che abbiamo già incontrato nella puntata n.40 quella relativa a Chet Baker.

È stato un incontro particolare e non del tutto sereno, possiamo dire. L’accordo tra i due prevedeva infatti che registrassero un album con metà brani a firma Astor Piazzolla e metà composti da Gerry Mulligan. In studio di registrazione però Piazzolla si presentò con tutto il materiale pronto per l’intero disco e Mulligan, nonostante il disappunto, fu praticamente costretto, dalle clausole contrattuali, a registrare tutti i brani. Questo è un altro esempio del carattere estremamente volitivo e testardo di Piazzolla.

Astor Piazzolla e Gerry Mulligan

Da questa collaborazione è scaturito, in ogni caso, un album, intitolato “Summit”, molto bello con alcune perle tra le quali questa “Years of Solitude” che rappresenta un manifesto dell’incontro tra due mondi musicali diversi che si fondono per dare vita a qualcosa di completamente diverso

Years of Solitude

Astor Piazzolla ha avuto una produzione musicale estremamente numerosa e di qualità.

Tra tutti io ho scelto di parlare, in particolare di un brano particolare  intitolato “Cafè 1930″.

Varie sono le motivazioni di questa scelta. In primo luogo, si tratta di un brano che fa parte, in realtà, di una composizione più vasta, in quattro parti, composta nel 1986 intitolata “Histoire du Tango”.

E’ stata composta per una combinazione strumentale poco usuale: chitarra classica e flauto cioè i primi strumenti con i quali veniva eseguito il tango agli inizi del 900. In realtà questa composizione viene poi eseguita anche con altri insiemi di strumenti come vedremo in questo caso.

Come dichiarato nel titolo lo scopo di questo lavoro è rappresentare una storia dell’evoluzione del Tango , dai suoi inizi agli anni 80. I titoli delle quattro parti sono esemplificativi di questo intento:

Si parte da “Bordello 1900” poi, appunto, “Cafè 1930”, seguito da “Night Club 1960” per finire con “Concert d’Aujourd’hui” .

“Cafè 1930” è, appunto il secondo di questi brani. Io volevo farvelo sentire con una combinazione particolare, quella formata da chitarra classica e clarinetto, in sostituzione del flauto. Questo perché il clarinetto, per la sua conformazione, possiede numerose possibilità timbriche e dinamiche che esaltano fortemente le caratteristiche melodiche di questo brano, soprattutto se l’esecuzione è di livello come questa ad opera del “Duo Anlagen” che vede Angelo Martines alla chitarra e la bravissima Angela Longo al clarinetto.

Duo Anlagen

Questa esecuzione permette di capire al meglio tante cose. Innanzitutto l’importanza del fraseggio, con l’alternarsi di frasi o frammenti melodici suonati in “legato” o “staccato” o, in combinazione, tra i due modi.

Poi l’effetto della dinamica, con i passaggi tra il “piano” e il “forte” per enfatizzare determinati momenti melodici. L’espressività del suono, con i passaggi da una sonorità sottile e delicata ad un’altra più gonfia e scura. Non ultimo poi l’equilibrio perfetto tra i due strumenti che non si sovrastano mai l’uno con l’altro ma dialogano nel modo più efficace per far risaltare la bellezza della composizione.

L’introduzione è della chitarra classica ed è tutta in tonalità minore. Questo dà già l’idea di quale sarà il mondo che questo brano abiterà. Dopo l’introduzione prestate particolare all’entrata del clarinetto e al suo modo di eseguire la melodia e tutto quanto scritto nel paragrafo precedente diverrà più chiaro

Cafè 1930 inizio

Una vera e propria lezione sul fraseggio.

E’ un brano esemplificativo dell’affermazione, che riportavo all’inizio, fatta da Gidon Kramer : “La musica di Piazzolla ti fa sentire felice e triste allo stesso tempo, e conosco pochi compositori che riescono in questo” perché, dopo questo inizio in minore così carico di sentimento, il brano sembra placarsi, per un momento, e poi parte una sezione in tonalità maggiore che ha un’atmosfera  completamente diversa.

Il momento è questo

Sezione in maggiore

Dopo un momento lasciato alla chitarra classica c’è un piccolo colpo di coda di questa atmosfera sottolineato di nuovo da clarinetto e, lentamente, il brano ritorna al “mood” dell’inizio

FInale

Lo stile e la maestria compositiva di Piazzolla vengono veramente esaltati in questo brano.

Per farvi comprendere meglio quanto fosse complesso questo artista che nonostante il tentativo, portato aventi per tutta la vita, di far evolvere il Tango, era sempre e comunque legato alla sua terra e alle sue tradizioni e a quello che il Tango rappresentava per lui e per la popolazione argentina, vi lascio con altre due  dichiarazioni rilasciate in quell’intervista di cui parlavo all’inizio:

“Sono argentino, e la musica deve rappresentare la mia terra”.

“Il Tango è una sola persona fatta di due entità. E’ molto sensuale. E il miglior modo dio vivere un momento di felicità con una donna è ballare, insieme a lei, un tango”.