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MAPP-autori vari

Un artista unico, una musica particolare e una filosofia di vita attuale ancor oggi.

Puntata numero sessantanove.

 “Bob non era molto alto, ma era un gigante. La sua personalità, la sua presenza, tutto in lui era grande. Quando entrava in una stanza la illuminava. C’era qualcosa in lui che non avevo mai visto. E ho imparato che è qualcosa con cui nasci, non la puoi acquisire. Non puoi imparare a essere un cantante, come non puoi imparare a essere un pittore. O hai questa cosa o non ce l’hai. Certo puoi studiare qualche trucco del mestiere, ma il resto è magia”.

Queste sono le parole con le quali il fotografo Dennis Morris ricorda il suo incontro, avvenuto nel 1974, con il musicista giamaicano Bob Marley.

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Il 27 giugno del 1980 arrivarono in centomila allo stadio San Siro di Milano per quello che è stato il primo concerto tenutosi in uno stadio, in Italia. Tutti li per applaudire uno dei musicisti più importanti, iconici e carismatici della seconda metà del 900. Fu il primo di due concerti, nel nostro paese, di un artista che ci avrebbe lasciato neanche un anno dopo. Era soprannominato il “Re del Reggae”, Bob Marley, appunto.

27 giugno 1980 concerto di Bob Marley a Milano

Per cercare di capire chi è stato Bob Marley e cosa ha rappresentato nel panorama musicale questo genere di musica così particolare denominato Reggae, bisogna “fare un salto” in una piccola isola situata nel Mar dei Caraibi, tra Cuba e Haiti. È grande poco più del nostro Abruzzo, per intenderci. È uno stato indipendente. La sua capitale è Kingston e il nome è Giamaica.

Kingston

La storia comincia alla fine degli anni 50. La Giamaica, allora, non è ancora del tutto indipendente dal Regno Unito dal quale riuscirà ad affrancarsi definitivamente solo nel 1962.

Ma in quegli anni arrivano nell’isola, spinte dalle potentissime radio degli Stati Uniti del sud, quelle di New Orleans soprattutto, le note di musiche particolari che influenzano e intrigano i musicisti locali. Tra i vari generi trasmessi uno soprattutto diventa popolare. Si chiama Ska. Ha una caratteristica ritmica molto evidente che lo differenzia da tutti gli altri generi. E’ un ritmo ballabile, ma  strano, molto veloce, sincopato, con una forte enfasi su quello che, tecnicamente, viene definito il movimento in levare o, più semplicemente, il “levare”.

Dallo Ska sono poi derivati anche altri generi tra cui una sua versione, diciamo così semplificando molto, più lenta, il Rocksteady.

Narra la leggenda che durante un’estate particolarmente calda dei primi anni 60 i danzatori, non riuscendo causa l’afa a seguire con i movimenti quella musica così veloce, chiesero ai musicisti di rallentarla. Nacque così il Reggae che manteneva la caratteristica dell’enfasi portata sul “levare” ma con un andamento più lento, trascinato, rotondo, privo di spigoli e dondolante.

Bob Marley

Bob Marley è stato tra i primi a sposare e fare proprio questo nuovo genere di musica.

Ma cosa significa esattamente un ritmo che enfatizza il levare?

Per cercare di capirlo bisogna innanzitutto dire che, in musica, il ritmo è composto da una serie di movimenti, impulsi o battiti che dir si voglia, costanti nel tempo. Questi determinano la velocità con la quale si eseguono i brani. Una versione molto semplice è questa

Serie di battiti

Provando ad eseguire questi movimenti battendo le mani su una superficie qualsiasi ci si rende conto che, ovviamente, i nostri movimenti sono composti da due parti, una che scende, il battere, e una che si alza, il levare.

Se sottolineo con i suoni, nell’esempio di prima, le due parti che compongono i movimenti ottengo questo andamento

Battere e Levare

Il contare in inglese non è un vezzo ma serve per far capire meglio la suddivisione. Perché il numero sottolinea il battere e “l’and” il levare:

One-and, two-and, three-and, four-and ecc…

Si ottiene lo stesso risultato sillabando il conteggio in italiano:

U-no, Du-e, Tre-e, Quat-tro

Inoltre, questo ci permette di capire come, il levare, cioè ”l’and”, tenda, in realtà, verso il numero successivo. In pratica enfatizza, ed è legato al battito seguente.

In definitiva suona così:

One       and Two     and Three     and Four

E non

One and    Two and     Three and    Four and

Questo è un esempio, di un ritmo in cui il levare “porta” sul battere successivo

Levare che”porta” sul battere

Tutto questo per chiarire come il Reggae enfatizzi sempre il movimento in levare facendolo diventare il motore del ritmo. In pratica è lo schema portante di questa musica. Questo fa si che il ritmo diventi rotondo, per così dire saltellante, e con pochissimi appoggi sicuri il che lo rende particolarmente ostico per noi europei che siamo abituati, nella nostra musica, a dare più importanza, quasi sempre, al “battere”.

Questo è esempio in cui il levare diventa molto più importante del battere

Enfasi sul Levare

Nel Reggae questo movimentò in levare viene di solito assegnato alla chitarra o all’organo, secondo i brani. Tutto ciò unito al fatto che un altro strumento molto importante in questo genere, il basso elettrico, tendenzialmente enfatizza maggiormente gli appoggi sul battere, contribuisce a creare la “magia ritmica” di questa musica.

Museo di Bob Marley

In questo brano, peraltro famosissimo di Bob Marley, che si intitola “Stir it Up” tutti questi elementi sono particolarmente evidenti.

Va notato anche che all’inizio abbiamo solo una chitarra che suona tutti i levare e non c’è nessuno strumento che suona il battere

Stir it Up

Ovviamente il canto, su un ritmo di questo tipo, diventa molto rotondo e morbido e senza spigoli. L’andamento generale è molto rilassato ed è dovuto, oltre che al ritmo, anche all’abbondante uso che i musicisti fanno, e lo vedremo più avanti, di una pianta molto diffusa in quell’isola: la marijuana.

Un’altra caratteristica di questa musica è che a questa enfasi ritmica corrisponde una certa semplicità dal punto di vista armonico, cioè degli accordi.

Stir it Up” è costruito, in sostanza, utilizzando solo tre accordi. Sono i famosi tre accordi che abbiamo ormai trovato parecchie volte in questi racconti. Rappresentano la “trave portante” della musica occidentale e sono costruiti sulla prima, sulla quarta e sulla quinta nota della scala. In questo brano, costruito in tonalità di La maggiore sono quelli sulla nota La, sul Re e sul Mi.

In questo esempio abbiamo la struttura armonica del brano col solo pianoforte

Accordi di Stir it Up al pianoforte

Provando adesso a riascoltare la canzone questi elementi dovrebbero risultarci più chiari

Stir it Up ripresa

L’importanza di Bob Marley, ovviamente, va molto oltre e non riguarda solamente questi aspetti puramente musicali e tecnici.

E’ stato infatti uno degli artisti più  impegnati sia culturalmente che da un punto di vista sociale e religioso.

Ha diffuso in tutto il modo, Europa, America, Africa e anche in Asia, messaggi universali di pace e giustizia.

Da subito, infatti, ha accolto la dottrina del “Rastafarianesimo”  e se ne è fatto seguace. Si tratta di un movimento politico-religioso, nato negli anni 30 del secolo scorso tra la popolazione di colore giamaicana. È un credo incentrato sulla figura dell’imperatore etiope Hailé Selassié, concepito come una sorta di incarnazione vivente della divinità biblica. Il contenuto ideologico di questa religione è, per gran parte, attinto dalla Bibbia. Ha la caratteristica però di venir letto in funzione antieuropeo soprattutto nella dottrina proposta interpretata come la fine della dominazione, nel mondo, dei bianchi.

Hailé Selassié

È una dottrina che accetta gli insegnamenti teologici e morali del cristianesimo ortodosso. I rastafariani, infatti, credono che l’imperatore abissino abbia attualizzato questi insegnamenti compiendoli in modo profetico come un Cristo tornato sulla terra per sostenere le esigenze dell’uomo moderno.

Una caratteristica di questa religione, che risulta evidente anche da un’analisi dei testi di molte canzoni di Bob Marley, è quella di cercare di fa star bene le persone “qui ed ora” e non nell’aldilà. Questo si può ottenere facendo in modo che tutti possano rivendicare e veder riconosciuti i propri diritti vivendo al meglio la loro vita nel mondo.

Gli adepti si riconoscono anche esteticamente in quanto portano i cosiddetti “dreadlocks”.

Si tratta di nodi nei capelli ottenuti facendoli crescere senza mai tagliarli e pettinarli, in modo tale da renderli inestricabili.

Altra caratteristica molto presente in questa religione è l’uso della marijuana, la “gangia”, che spesso assume un significato rituale.

Come detto, molti brani della produzione di Bob Marley hanno testi che si ispirano a questi principi. Uno tra i più famosi ei importanti da questo punto di vista è senz’altro “Get Up Stand Up (stand up for your rights)”, cioè “Alzatevi in piedi (e lottate) per i vostri diritti”.

Questa canzone contiene anche la famosa frase “get up stand up, don’t give up the fight” cioè “alzatevi e non smettete la lotta”.

Predicatore, non raccontarmi
Che il Paradiso è sottoterra
So che non sai
Quel che vale davvero la vita
Non è tutto oro quel che luccica

Metà della storia non è mai stata narrata
Così ora che vedete la luce
Ribellatevi per i vostri diritti, avanti!

La maggior parte della gente pensa
Che il Bene scenderà dal Cielo
Porterà via ogni cosa
E renderà tutti felici
Ma se capiste quanto vale la vita
Badereste alla vostra su questa terra
E ora che avete visto la luce
Ribellatevi per i vostri diritti”

Questo brano, musicalmente, ha una particolarità. E’ strutturato su un solo accordo, quello di Do minore, che dura per tutto il pezzo. Paradossalmente, ma nemmeno tanto, invece di essere un limite questo fatto rafforza l’importanza e l’effetto di questa canzone che, immagino, abbiate già sentito più volte

Get Up Stand Up

L’impegno sociale di Bob Marley non era certo una cosa superficiale o di facciata come a volte avviene per molti artisti.

Era insito nella sua natura l’essere al servizio degli altri. Ne è testimonianza, fra le molte, la vicenda legata al suo brano forse di maggior successo “No Woman No Cry”.

E’ una canzone che ha preso spunto da un fatto di cronaca verificatosi nelle vicinanze della casa di Bob Marley quando la polizia  sequestrò, in pratica, ad una giovane donna tutti i beni.

Questo brano, che ha venduto tantissimo, è stato ovviamente scritto da Bob Martley che però ha ceduto tutti i diritti ad un suo amico, il famoso Georgie, di cui la canzone ad un certo punto parla, “And then  Georgie would make the fire lights, a log wood burnin’ through the night”. Questo amico possedeva un localino, in pratica una bettola in grosse difficoltà economiche e i proventi dei diritti della canzone hanno permesso a questa persona di proseguire l’attività per lungo tempo.

Tra i numerosissimi brani di successo tra i quali “Could You be Loved”, “Jammin’” “Is This love” “Buffal Soldier”, “Exodus” ecc. ne troviamo uno che si stacca un po’ dagli altri.

Non ha infatti un andamento ritmico tipicamente reggae. È in pratica una ballata che Bob Marley eseguiva con la sola chitarra acustica. Ha un testo molto significativo e si intitola “Redemption Song”.

Vecchi pirati, si, mi hanno rapito
Mi hanno venduto alle navi di mercanti
Qualche minuto dopo avermi tolto
Dall’inferno senza fondo
Ma la mia mano venne fortificata
Dalla mano dell’Onnipotente
Progrediamo in questa generazione
In modo trionfante
Non mi aiuterai a cantare
Questi canti di libertà?

Emancipatevi dalla schiavitù mentale
Solo noi stessi possiamo liberare la nostra mente
Non abbiate paura dell’energia atomica
Perché nessuno di loro può fermare il tempo
Per quanto ancora dovranno uccidere i nostri profeti,
Mentre stiamo da parte a guardare?”

È un brano scarno, crudo. Sembra quasi una registrazione casalinga ma è estremamente potente

Redemption Song

Bob Marley ha anche pagato in prima persona per le sue idee. E’ stato vittima di un attentato durante un periodo particolarmente turbolento nella storia della sua nazione poco prima di importanti elezioni politiche nelle quali due opposte fazioni si fronteggiavano spesso in maniera cruenta. Ebbene qualche giorno dopo diede lo stesso un concerto invitando i due leader contrapposti a salire con lui sul palco per darsi pubblicamente la mano come si vede in un filmato di repertorio.

Bob Marley morì quasi un anno dopo il concerto allo stadio di San Siro all’età di trentasei anni.

Vista l’importanza sia come musicista che per il suo ruolo di portatore di pace e di fratellanza,   Il suo fu un funerale di stato.

Ma per merito suo il Reggae era ormai conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo e molti artisti e gruppi hanno ispirato la loro musica a questo genere musicale. Alcuni, soprattutto giamaicani, come Peter Tosh e il figlio Ziggy Marley, hanno portato avanti anche gli ideali politico-culturali e religiosi che hanno caratterizzato la vita di Bob Marley.

Altri, soprattutto in Europa, hanno preso spunto solamente dalla musica, dando vita ad un genere definito come “reggae bianco” i cui esponenti principali sono stati gli “Ub40” e, soprattutto  “The Police” di Sting, Andy Summers e Stewart Copeland, gruppo che ha fatto del ritmo reggae praticamente la propria cifra stilistica.

Per chiudere questo racconto volevo portarvi in un quartiere di Kingston, la capitale della Giamaica, e più precisamente a Trenchtown e raccontarvi la storia della donna cui accennavo prima, alla quale i poliziotti avevano portato via tutto

No Woman No Cry

No donna, non piangere

Perché ricordo quando sedevamo
Nel cortile del ministero a Trenchtown
Osservando gli ipocriti
Mescolarsi alle brave persone che si incontrano
Abbiamo buoni amici, buoni amici abbiamo perso

lungo la strada
In questo futuro grandioso, non puoi dimenticare il tuo passato
Quindi asciugati le lacrime

No donna, non piangere

Piccola non versare lacrime

 Ho detto che mi ricordo quando sedevamo
Nel cortile del ministero a Trenchtown
E poi Georgie accendeva il fuoco
 La legna bruciava nelle notti
Poi preparavamo il pasticcio d’avena
 Che dividevo con te
I miei piedi sono il mio solo mezzo di trasporto,
E quindi devo andare avanti

E tutto, tutto andrà per il verso giusto”