Putra Shah Bin Bin Abd Jalil
Prima parte
Puntata numero cinquantanove
Le tre funzioni che la retorica impone al perfetto oratore sono quelle di “Docere”, cioè insegnare, “Movere”, spronare, sollecitare, richiamare, e “Delectare”, far provare piacere.
Ebbene se esiste un musicista che ha applicato questi principi a tutta la sua produzione musicale, questi è, senza ombra di dubbio, Johann Sebastian Bach (1685-1750).
Insegnare, perché la divulgazione è sempre stata presente nella sua musica. Ne è un perfetto esempio una delle sue ultime composizioni “L’Arte della Fuga” vero compendio enciclopedico di tutti i modi conosciuti con i quali poter comporre delle fughe, cioè uno dei generi più complessi di tutta la musica occidentale.. Insegnare ai musicisti o aspiranti tali, ai cantori che si cimentavano nelle sue composizioni e anche ai ragazzi che aveva l’obbligo di istruire come richiesto spesso dai suoi incarichi di lavoro.
Spronare e far riflettere, perché la sua musica è stata sempre tesa ad elevare lo spirito, ponendo l’uomo innanzi a riflessioni e domande molto importanti sia su di se che sul senso della vita.
Far provare piacere, perché lo scopo finale della sua musica era di essere gradevole in quanto nel periodo in cui è vissuto valeva quello che nei decenni successivi Mozart avrebbe affermato in uno scritto e cioè che “ la musica anche nella situazione più terribile non deve mai offendere l’orecchio , ma, piuttosto, dilettarlo”.
Questa è senz’altro una puntata un po’ particolare, perché parlare di Bach è una faccenda particolare.
Bach in pratica è ….. un tutto.

La sua produzione musicale è sterminata e il suo catalogo supera di gran lunga le mille composizioni. Musica vocale, strumentale, religiosa e profana, cantate, mottetti, messe come la famosissima “Messa in Si Minore”, passioni, quelle di S. Giovanni e S. Matteo su tutte, corali, composizioni per organo, sonate per strumento singolo, per due o tre strumenti, preludi, fughe, toccate, opere colossali come “L’Arte della Fuga” o le “Variazioni Golberg”.
E’ un personaggio che può, di primo acchito, suscitare un po’ di timore reverenziale anche perché nei suoi ritratti è sempre raffigurato in modo austero e serioso.
Ma in realtà Bach è molto più “rock’n’roll” di quanto può sembrare.

E io ho pensato, a costo di sembrare irriverente, che un modo per avvicinarsi a questo immenso compositore potesse essere quello di partire dall’influenza che questo musicista ha avuto sulla musica che noi ascoltiamo oggigiorno, anche quella cosiddetta “leggera”, oppure nel rock o nel jazz, fino ad arrivare a generi più recenti come il rap o l’hip hop. Ed è un’influenza importante si da un punto di vista quantitativo che, soprattutto, qualitativo.
Il problema è stato che, una volta deciso il “taglio” da dare a questo racconto mi sono trovato di fronte a una prateria sconfinata perché i brani che si basano, direttamente o indirettamente, sulla musica di Bach sono veramente molti e spaziano in tutti i generi, al punto che ci sarà bisogno di una nuova puntata per cercare di presentarvi almeno i più significativi.
A questo punto è necessaria una precisazione che riguarda tutti coloro che si ispirano, copiano o utilizzano musica scritta da altri autori.
Per quanto concerne le composizioni di musica “classica” non esiste il problema di infrangere il cosiddetto “copyright” perché i diritti d’autore di un determinato brano musicale cessano di appartenere al compositore una volta trascorsi 70 anni dalla sua morte. Per questo motivo le opere di Bach come quelle della stragrande maggioranza dei compositori classici sono ormai , come si dice, di “pubblico dominio” pertanto chiunque può prenderle, utilizzarle in toto o in parte, copiarle, modificarle senza infrangere nessuna legge. Questo non si può fare, ad esempio, su brani di musica leggera perché ovviamente il limite dei settant’anni non viene quasi mai superato e si rischia di incappare nella violazione del diritto d’autore.

Emblematico è stato, a questo proposito, il caso di una canzone di grande successo di qualche decina di anni fa “All by Myself” di Eric Carmen la cui strofa è copiata, per gran parte, dalla melodia del secondo movimento del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov. Quando Eric Carmen scrisse il pezzo, negli Stati Uniti vigeva il limite dei cinquanta anni dalla morte dell’autore e pertanto non ebbe problemi in patria. Ma il brano venne pubblicato e trasmesso anche in Europa dove il limite era, come adesso è in tutto il mondo U.S.A compresi, di settanta anni . Ebbene gli eredi di Rachmaninov fecero causa a Eric Carmen costringendolo ad inserire tra i nomi degli autori della canzone anche quello del compositore russo.
Ovviamente con Bach questo problema non si pone in quanto il compositore tedesco è morto nel 1750, data che, vista la sua importanza, viene anche considerata, in musica, il punto di passaggio tra lo stile barocco con tutte le sue propaggini, e l’inizio del Classicismo.

Per quello che riguarda i musicisti e le composizioni ispirate alle opere di Bach possiamo dire che esistono tre “correnti di pensiero”, se mi passate il termine.
La prima riguarda musicisti che hanno preso brani di Bach copiandoli e riproponendoli praticamente per intero, ovviamente in un contesto sonoro più attuale.
La seconda è quella dei musicisti che hanno preso frammenti melodici, ritmici o sequenze di accordi inserendoli in composizioni originali.
La terza, e probabilmente la più interessante, è di coloro che non hanno copiato brani di Bach ne per intero ne in parte, ma hanno scritto composizioni dalle quali traspare chiaramente la loro conoscenza della musica bachiana della quale hanno ripreso alcuni stilemi compositivi.
La scoperta o riscoperta di Bach da parte degli autori di musica leggera avviene tra la fine degli anni 60 e l’inizio dei 70 del 900. In quel periodo, infatti, la musica rock subisce un’evoluzione non indifferente determinata dalla comparsa sulla scena di musicisti con una preparazione tecnica notevole, determinata anche da un background classico di studi e di approccio allo strumento.
Negli anni precedenti, invece, l’influenza maggiore per i musicisti rock veniva dalla musica blues, soul e rock’n’roll ,di tradizione americana più popolare.

Una delle conseguenze di questo sviluppo della tecnica strumentale da parte dei musicisti fu anche il tentativo di elevare e trasformare la musica rock da puro “divertissemenmt” a musica d’arte, come abbiamo detto nella puntata n. 27 riferita ad “Atom Heart Mother” dei Pink Floyd. La conseguenza fu, tra l’altro, una dilatazione dei tempi di durata dei brani, difficilmente definibili canzoni, brani che si ispiravano, in molti casi alle strutture compositive della musica classica.
Il genere cosiddetto “Progressive Rock” con gruppi come Genesis, Yes, Jethro Tull, Gentle Giant, Pink Floyd e tanti altri è un esempio abbastanza evidente di tutto questo.
I primi a sentire questa aria di cambiamento, e che cominciarono ad utilizzare, anche se non direttamente, idee mutuate dalla musica di Bach sono stati “ça va sans dire” i Beatles che, è bene precisarlo, non hanno mai copiato Bach ma hanno utilizzato alcune idee e suggestioni della sua musica per impreziosire alcune delle loro canzoni più significative.

Il primo esempio è tratto da uno dei loro album più belli “Rubber Soul” del 1965, nel quale c’è una canzone “In My Life” nella quale i Beatles avevano lasciato uno spazio da riempire con un assolo di chitarra. Ma il “quinto beatle” George Martin suggerì, invece, di inserire in quello spazio un intervento di pianoforte che a lui piaceva, ispirato a una delle “Invenzioni “ di Bach, la “Numero 12 in La maggiore“. Il problema fu che George Martin non essendo un pianista provetto non riusciva a suonare la parte alla velocità del brano. Siccome però era un personaggio molto creativo e avvezzo a lavorare con la tecnologia (vedi la puntata n.25 riferita a Strawberry Fields Forever), decise di dimezzare la velocità del nastro in modo da poter eseguire più lentamente col pianoforte, a mani separate, il pezzo. Poi riportò il nastro alla velocità originale ottenendo così una sonorità particolare che potremmo definire ” simil ” clavicembalo
Altro esempio dell’influenza di Bach lo troviamo nel brano di Paul McCartney “Penny Lane”.

Qui lo spunto fu che McCartney, musicista molto colto, aveva sentito un’esecuzione del Secondo Concerto Brandeburghese di Bach nel quale c’è una parte di rilievo affidata ad uno strumento particolare chiamato in inglese “Piccolo trumpet”, da noi tromba piccola o “Trombino” , che ha una sonorità molto acuta che spicca sugli altri strumenti
Questa sonorità e piaciuta molto a Paul McCartney e se noi ascoltiamo “Penny Lane” ritroviamo questo strumento che esegue una linea melodica, originale, che richiama, in parte, l’idea e la sonorità utilizzate da Bach
Un altro brano dei Beatles, sempre di Paul McCartney , si intitola “Blackbird”.
Lo stesso McCartney racconta che lo spunto per la composizione gli è arrivato durante l’esecuzione con la chitarra di un famoso brano di Bach, “Bourrée in Mi minore”, che lui e John Lennon erano soliti eseguire anche per dimostrare a tutti che non erano solamente dei “rockettari”, ma musicisti a tutti gli effetti. Da queste esecuzioni gli arrivarono lo spunto e l’idea per elaborare una delle frasi del brano stesso, creando successivamente una composizione, in stile contrappuntistico, del tutto originale, “Blackbird” appunto.
Sempre verso la fine degli anni 60 c’è un altro gruppo il cui tastierista, con evidente background classico, ha scritto un’introduzione per una canzone intitolata “A Whiter Shade of Pale” che si ispira ad un famoso brano di Bach cioè la “Suite per Orchestra n.3” meglio conosciuta come “Aria sulla Quarta Corda”. La linea melodica all’inizio è la stessa poi differisce completamente dall’originale ma la progressione di accordi rimane quella bachiana
Altro esempio di quegli anni è sempre un’introduzione di un brano famosissimo dei “Doors” di Jim Morrison , “Light My Fire” . E’ stato composto dal chitarrista Robby Krieger che però sentiva il bisogno di aggiungere qualcosa all’inizio. Il tastierista Ray Manzarek compose quindi un’ introduzione ispirandosi ad una delle “Invenzioni” di Bach, quella in Fa maggiore. Questo è inizio, che immagino molti di voi conoscano,
La fascinazione che i musicisti rock hanno sempre avuto per Bach è determinata sia dalla tradizione culturale, perché chiunque mastichi un po’ di musica, e molti cosiddetti “rockettari” la masticano eccome, sa che Bach rappresenta veramente un’enciclopedia e una summa di tutto quello che con la musica si può fare, ma anche dal fatto che, da un punto di vista dello studio tecnico sullo strumento, le composizioni bachiane si prestano tantissimo a sviluppare l’agilità e la scorrevolezza. Molti tastieristi o chitarristi, ma anche suonatori di altri strumenti hanno spesso inserito nella loro routine di studio quotidiano composizioni di Bach per questo motivo. Soprattutto I chitarristi rock, come vedremo, sono un esempio eclatante di questo studio tecnico.
Tra la fine degli anni 60 e l’inizio dei 70 si assiste a un’esplosione di musiche che si rifanno, più o meno apertamente, a quella di Bach.

L’esempio di un brano che copia quasi per intero una composizione di Bach lo troviamo in un disco il cui titolo è tutto un programma “Ars Longa Vita Brevis” del gruppo “The NIce” capitanato dal prodigioso tastierista Keith Emerson. In questo caso è stato presa un’intera sezione del primo movimento del “Terzo Concerto Brandeburghese” ,
che, in un brano intitolato “Third Movement, Acceptance Brandenburgher” è diventato questo

Un altro esempio di questo modo di procedere, cioè quello di prendere un brano e riproporlo quasi per intero, lo abbiamo sempre in quegli anni ad opera di un gruppo il cui nome è “Jethro Tull” capitanato , caso abbastanza particolare, da un flautista, Jan Anderson. Il brano copia una famosa composizione di Bach che è la “Bourrée in Mi minore”, rivisitandola in chiave rock-jazz e intitolandola , guarda caso, “Bourrée”
Una delle composizioni che andava per la maggiore in quegli anni, presa e copiata molte volte da svariati gruppi del “progressive rock” è la famosissima “Toccata e Fuga in Re minore”, uno dei brani di musica “classica” che tutti conoscono

A questo brano si è ispirato un altro musicista con un background classico di tutto rispetto , il tastierista degli “Yes”, Rick Wakeman, che nel comporre uno dei brani del suo album “The Six Waves of Henry VIII” ispirato, appunto alla vicende delle sei mogli di Enrico VIII, nello specifico quello dedicato a Jane Seymour. In questo caso, pur senza mai citare il brano di Bach, l’ispirazione è palese
Ulteriore esempio di ispirazione a Bach e , in particolare, ad una delle sue composizioni strumentali più famose, la “Suite per Violoncello n. 1”
è un brano dei “Genesis” il gruppo di Peter Gabriel e Phil Collins, tratto dal loro album “Supper’s Ready” del 1972. In questa composizione scritta dal chitarrista Steve Hackett, intitolata “Horizons” l’ispirazione alla Suite per violoncello è evidente
Un ulteriore modo per avvicinarsi e rendere fruibile a molti la musica di Bach lo troviamo ascoltando uno dei dischi più importanti degli inizi degli anni 70 intitolato “Tubolar Bells” di Mike Oldfield la cui musica ha ispirato anche, in parte, la colonna sonora ad opera dei Goblin di “Profondo Rosso”.

Lo stesso compositore ha affermato di essersi ispirato alla famosa Toccata e Fuga, soprattutto la parte riguardante la fuga, perché, praticamente, all’inizio del brano ha girato l’approccio melodico di Bach, rovesciando gli intervalli, creando così qualcosa di totalmente originale ma che parte da un’idea di Bach. Il risultato è estremamente accattivante perché non sembra la fuga di Bach, ma qualcosa ci richiama quell’idea.
Il risultato è questo
Come dicevo all’inizio il numero dei musicisti, e di conseguenza dei brani, che si ispirano alla musica di Bach è veramente notevole. Con questo racconto abbiamo appena iniziato a rendercene conto. Mancano le composizioni che hanno inspirato gli autori di canzoni più recenti, o quelle che sono entrate nei favori dei musicisti jazz, perché anche il jazz deve qualcosa a Bach anche se non si direbbe. Poi si può arrivare fino al Rap e all’Hip hop………
Direi che abbiamo materiale sufficiente per la prossima puntata.
Finalmente un giusto riconoscimento a Bach anche se penso che una grossa spinta al rock inglese l’abbia data anche Haendel per renderlo così unico rispetto ad altri paesi europei.Nel primo libro del clav.ben temperato ci sono parecchi Festival di Sanremo.Complimenti per il lavoro svolto.
E’ vero. Il mondo della “classica” e’ stato ispirazione per molti musicisti di tutti i generi e gli autori “imitati” sono molti, Haendel tra i piu’ importanti. Grazie per l’attenzione.