L’incontro-scontro tra due personaggi, due mondi, due modi diversi di intendere l’arte e la vita.
Puntata numero ottantadue
“Su carta sembrava nulla. L’inizio semplice, quasi comico. Appena un palpito. Fagotti, corni di bassetto, come lo schiudersi di una fisarmonica arrugginita. Dopo di che……a un tratto…ecco emergere… un oboe. Una sola nota sospesa, immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendola con una frase di una tale delizia. Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata. No, era una musica che non avevo mai udito, espressione di tali desideri, di tali irrefrenabili desideri. Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio.”
Questa sono alcune frasi tratte da una delle scene più importanti di un film estremamente significativo, uscito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo nel 1984, per la regia di Milos Forman. E’ un film che ha vinto ben otto premi Oscar tra i quali, miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista. Il suo titolo è “Amadeus”.
In realtà gli avvenimenti che portano alla realizzazione di “Amadeus” cominciano molto prima del 1984.
Fu Stendhal il primo a parlare delle vicende intercorse tra Salieri e Mozart in modo romanzato poi, nel 1830 il poeta e drammaturgo russo Alexander Puskin scrisse un dramma intitolato “Mozart e Salieri” nel quale mise in scena un rapporto conflittuale e burrascoso intercorrente tra il musicista salisburghese, esaltato come una sorta di eroe romantico geniale ed incompreso, e il ben più conosciuto e affermato Antonio Salieri, invidiosissimo dell’incredibile talento che Mozart stesso aveva.
Questa storia romanzata venne dapprima ripresa e rafforzata dal compositore Rimskij-Korsakov, che verso la fine del 1800 scrisse un’opera con lo stesso titolo, per essere poi ulteriormente ribadita negli anni 70 del secolo scorso dal drammaturgo Peter Shaffer, con il suo dramma teatrale intitolato, appunto “Amadeus”.

Il lavoro teatrale ottenne così tanto successo che lo stesso Shaffer invitò il famoso regista Milos Forman ad assistere ad una rappresentazione dello spettacolo.
Forman, per sua stessa ammissione, non aveva nessuna voglia di andare a vedere quella rappresentazione perché odiava i lavori e i film imperniati sulle biografie dei musicisti, ed era convinto di perdere del tempo recandosi a teatro quella sera.
Ebbe, però, subito modo di ricredersi tanto che disse allo stesso Shaffer durante l’intervallo :
“Se il secondo atto è buono come il primo ne faremo un film”.
Prima di addentrarci nel racconto è meglio sgombrare subito il campo da equivoci nei quali, solitamente, incorrono alcune persone che commentano il film.
Spesso quest’opera viene accusata di non essere storicamente attendibile e di falsare il reale sviluppo degli accadimenti verificatisi in quella Vienna di fine 1700.

La miglior risposta al riguardo è dello stesso sceneggiatore, Peter Shaffer appunto, che più volte ha dichiarato:
“Questo è un dramma, non è storia”.
Perché è vero che tutti i personaggi rappresentati nel film sono realmente esistiti, ma il principale interesse dei due autori, Forman e Shaffer, era presentare i due principali caratteri come simboli del conflitto perenne che umanamente si verifica quando ci si trova davanti a qualcosa di artisticamente grande e difficilmente spiegabile. Il film è spesso una grande metafora dell’invidia che è insita nella razza umana.
Ognuno di noi, infatti, in qualche momento della vita è stato Salieri. Ognuno di noi ha pensato, a volte:” Perché quello ha così tanto talento? Perché riesce a fare facilmente cose che invece a me riescono così difficili?”.
Spesso abbiamo anche cercato invano una risposta perché, a volte, ammettere l’evidenza dei fatti è difficile per tutti.
In “Amadeus” è rappresentata la storia di questo conflitto tra i due musicisti. Inoltre, viene raccontata anche la ribellione di Salieri nei confronti di Dio accusato di essere ingiusto per aver dotato Mozart, ritenuto spregevole come persona, di un talento fuori dell’ordinario, e di aver negato a se stesso, così rispettoso delle regole sia religiose che sociali, il dono della creatività.

Al culmine di questo conflitto interno lo stesso Salieri arriva ad affermare:
“La sola cosa che avessi mai desiderato era poter cantare Dio. Una bramosia che lui mi aveva dato per poi rendermi muto… perché? Se Lui non voleva che lo esaltassi con la musica perché instillarmene il desiderio, come una smania in ogni mia fibra, e poi negarmi il talento?”.
La preparazione del film richiese parecchio tempo.
Il copione teatrale dovette essere riscritto completamente per adattarsi ai tempi cinematografici. Una delle richieste principali che Shaffer fece a Forman riguardava il non volere la presenza di un solo tema principale mozartiano che facesse da “leitmotiv” attraverso le varie scene del film, ma che i brani musicali fossero molti. Secondo lui la musica non doveva essere tenuta in background col compito di sottolineare le varie situazioni emotive, ma doveva rappresentare il terzo personaggio della storia, sempre presente e in primo piano.

Per ottenere questo i due autori si rivolsero ad uno dei più importanti e famosi direttori d’orchestra di quegli anni, Sir Neville Marriner che accettò di eseguire le musiche del film con la sua orchestra “The Academy of St Martin in the Fields” a patto che non venisse cambiata una sola nota delle musiche di Mozart. Ovviamente accettò il fatto che i brani scelti potessero essere tagliati in funzione delle esigenze cinematografiche, ma non una sola nota avrebbe dovuto essere modificata.
Altro spinoso problema da risolvere fu quello del casting. Milos Forman, infatti, non desiderava degli attori affermati e conosciuti che il pubblico potesse riconoscere sullo schermo. Voleva che vedesse Mozart, o Salieri. Questo anche perché partiva dalla considerazione che i ritratti conosciuti di Mozart sono spesso molto diversi uno dall’altro il che, secondo lui, stava a significare che il musicista doveva avere un viso comune e non particolarmente significativo.

Gli attori provinati furono più di mille. Alla fine vennero scelti, per i ruoli principali un attore di teatro semisconosciuto, Tom Hulce per il ruolo di Mozart, e un leggermente più famoso F. Murray Abraham, che poi vinse anche il premio Oscar, per quello di Salieri.
Anche la scelta della “location” rappresentò un problema.
Forman non aveva intenzione di ricostruire niente in studio, ne gli interni ne gli esterni. Alla fine, fu scelta Praga città, tra l’altro, fondamentale nella vita di Mozart in quanto li ebbe un clamoroso successo la sua opera “Le Nozze di Figaro” e nel Teatro Nazionale si tenne anche la prima assoluta del “Don Giovanni”. La scelta cadde sulla capitale dell’allora Cecoslovacchia che si trovava ancora al di là della “cortina di ferro” perché il suo centro, in pratica, era rimasto quasi come quello di due secoli prima. Forman stesso ha affermato che, dopo aver tolto qualche lampione stradale, in pratica si poteva spaziare con la macchina da presa in lungo e in largo senza trovare alcun effettivo richiamo alla vita del XX secolo.

Anche per la lingua parlata fu fatta una scelta interessante. Ovviamente essendo la produzione americana la lingua è l’inglese. L’idea però fu quella di far parlare l’Imperatore e tutti i nobili con uno spiccato accento britannico forbito, mentre i popolani si sarebbero espressi in americano.
Guardando gli accadimenti narrati nel film da un punto di vista della veridicità storica possiamo dire che molti si sono svolti realmente, alcuni sono verosimili nel senso che si sono verificati ma non in quel modo, altri invece sono del tutto inventati, per stessa ammissione degli autori.
Facciamo degli esempi.
È inventato il famoso voto di castità che Salieri avrebbe fatto per donare a Dio tutta la propria arte in cambio della sacra fiamma dell’ispirazione. Salieri, infatti, si sposò, ebbe otto figli e, a quanto si sa, anche un’amante.

Anche la differenza di età tra i due è inventata perché, in realtà Salieri aveva solo sei anni in più rispetto a Mozart essendo nato nel 1750.
Il tentativo di suicidio che apre il film è un altro frutto di fantasia. Salieri morì parecchi anni dopo Mozart, ormai quasi cieco. In realtà venne dimenticato subito come compositore già alla fine del XVIII secolo ma ebbe una nuova fama come maestro di musica in quanto annoverò tra i suoi allievi Beethoven, Schubert, Liszt e anche uno dei figli di Mozart.

Verosimile è, ad esempio, la scena nella quale Mozart va dall’Imperatore a perorare la causa per poter mettere in scena “Le Nozze di Figaro”, opera tratta da un lavoro proibito dalla censura. Nella realtà questo si è verificato veramente ma non fu Mozart ad andare dall’Imperatore bensì l’autore del libretto dell’opera, l’italiano Lorenzo Da Ponte.
Anche la rappresentazione del momento in cui Mozart decide di abbandonare il suo lavoro presso l’arcivescovo Colloredo che voleva riportarlo a Salisburgo è verosimile. Non si è svolta così ma la famosa “pedata” che lo avrebbe scacciato dalla servitù dell’arcivescovo fu in effetti il momento di inizio dell’avventura di Mozart come libero professionista. E possiamo dire che, da quel momento, tutti i musicisti, Beethoven per primo, cambiarono per sempre la loro posizione lavorativa all’interno della società.

Ovviamente del tutto falsa è la supposizione che sia stato Salieri a commissionare a Mozart la composizione del Requiem. Negli anni gli studi hanno rivelato che il misterioso committente, figura realmente esistita, altri non era che un musicista viennese di scarsissimo talento che dovendo scrivere una messa da requiem e non essendone capace, avrebbe commissionato a Mozart il lavoro per poi farlo risultare a proprio nome traendone vanto e benefici in Vienna.
Come detto, non è importante “fare le pulci” per cercare di capire quanto ci sia di vero, verosimile o inventato nel film. Quello che conta è capire il senso profondo di quest’opera.
E’ una pellicola che parla di musica e musicisti senza essere una sterile biografia. Non è banale ne corre il rischio di essere noiosa come, a volte, può accadere in questi casi.
E’ una vicenda che ti cattura, che ti porta a provare forti emozioni per i vari personaggi e le loro vicende che non sono solamente storiche, ma che rappresentano uno spaccato di vita e di situazioni attuali ancor oggi.
Altro fatto da segnalare è che nel 2002 è uscito in DVD un cofanetto, intitolato “Amadeus Director’s Cut” , con il montaggio curato direttamente da Milos Forman.

Questa versione è di fondamentale importanza perché contiene alcune scene inedite non presenti in quella del 1984. Due di queste, in realtà potevano tranquillamente essere tralasciate mentre una, in particolare, è estremamente significativa.
E’ quella che ci permette di comprendere il motivo dell’astio che Costanza, moglie di Mozart, prova per Salieri alla fine del film. Nella prima versione, infatti, quando Costanza fa visita a Salieri stesso per chiedergli di aiutare Mozart ad avere un posto importante come insegnante della principessa Elisabetta gli porta una raccolta dei principali lavori del marito.
Salieri esamina i manoscritti, viene travolto dall’emozione, in un altro dei momenti topici della pellicola di cui parleremo più avanti, e li lascia cadere per terra. Costanza chiede:” Non vanno bene?” e lui risponde “E’ un miracolo” e si allontana. Qui termina la scena nella prima versione.
Nell’edizione del 2002 invece a questo punto Salieri dice a Costanza che in cambio dell’intercessione presso l’Imperatore lei avrebbe dovuto recarsi quella sera stessa nella sua casa per concedergli le sue grazie. Costanza quella sera si presenta e Salieri sempre combattuto tra il voto di castità e la voglia di vendicarsi decide di umiliarla ignorandola e facendola sbattere fuori di casa da un servo quando è già mezza nuda.

Alla luce di tutto questo il finale del film, come detto, risulta molto più comprensibile.
Da rimarcare inoltre che, per questa edizione, è stato effettuato un nuovo doppiaggio in italiano per il nostro mercato. E’ una scelta che ha suscitato parecchie perplessità e alcune polemiche. Personalmente preferisco le voci e le interpretazioni del doppiaggio del 1984 che, soprattutto nell’ultima scena, quella clou di tutto il film, sono a mio parere molto più centrate. Per questo, se posso dare un suggerimento, vi consiglio di guardare la pellicola in lingua originale, che risulta abbastanza comprensibile visto che gli attori non parlano velocemente, aiutandosi, ovviamente, con i sottotitoli.
Anche se, come detto, Peter Shaffer non voleva un leitmotiv per questo film, alla fine un filo conduttore musicale si è comunque creato perché in tutti i trailer e nelle varie presentazioni il brano musicale che si sente quasi sempre è la sinfonia numero 25. Delle 41 sinfonie composte da Mozart solo due sono in tonalità minore, questa e la più famosa numero 40. Il primo movimento di questa sinfonia ha una notevole carica drammatica. Non risulta però troppo cupo e ben si adatta a rappresentare l’atmosfera generale della pellicola.
La cosa che più interessava a Milos Forman e Peter Shaffer era inserire il personaggio Mozart al centro di una rivalità e di una vicenda che risultassero attuali anche ai giorni nostri. La storia di Mozart e Salieri assume così un respiro più ampio e rappresenta una riflessione universale sul talento, sul modo misterioso col quale si manifesta, e sulla difficoltà di accettarlo da parte delle persone che ne sono scarsamente dotate.
A scanso di equivoci bisogna ribadire che Salieri non era un compositore scarso, tutt’altro. Per ottenere il suo posto di lavoro, uno dei due più importanti in Europa, bisognava essere bravi. Era il classico compositore alla moda. Il suo problema è stato l’aver trovato, sulla strada, quello che, probabilmente, è uno dei più grandi geni non solo della musica ma dell’umanità intera. Questa sfortuna si è dimostrata però, alla lunga anche una fortuna perché se oggi molti si ricordano di lui il merito va anche, non solo ovviamente, al fatto di aver vissuto nella stessa città e nello stesso periodo di Mozart.

Tra le scene fondamentali del film una delle prime è quella il cui testo è all’inizio di questo racconto.
È quella in cui Salieri incontra per la prima volta la musica di Mozart. La descrizione che ne fa è una delle più belle ed intense che possiamo trovare in tutta la letteratura che si sia mai occupata di musica. La composizione che Peter Shaffer fa descrivere a Salieri in modo così mirabile è il terzo movimento “Adagio” della Serenata per Fiati” K 361
Milos Forman ha raccontato che molte persone, dopo aver assistito a questa scena e a questa descrizione, si sono avvicinate alla musica in modo completamente diverso e molto più consapevole. Devo dire che non si fa fatica a crederlo.
Altro momento topico è quello che raccontavo pocanzi. Costanza va da Salieri per chiedergli di aiutare suo marito. Il compositore prende tutti i manoscritti di Mozart e, man mano che li sfoglia, nella colonna sonora si ascoltano le musiche relative a quegli spartiti. Sia Shaffer che Forman che lo stesso Neville Marriner hanno confessato di essersi divertiti ad inserire, in questa scena, alcuni dei loro brani mozartiani preferiti.

Anche in questo caso le parole pronunciate da Salieri sono veramente toccanti:
“Straordinario. Da non credersi. Questi erano i primi e gli unici abbozzi di musica. Ma erano completamente privi di correzioni. Nemmeno una. Aveva semplicemente scritto la musica già composta nella sua testa. Pagina dopo pagina come se gli venisse dettata. Musica così perfettamente completa come nessun’altra musica. Spostando una sola nota si sarebbe perso qualcosa. Spostando una frase sarebbe crollata la struttura. Mi era tutto chiaro. La musica che avevo sentito nel palazzo dell’Arcivescovo non era un caso. Ecco di nuovo la vera voce di Dio. Attraverso la gabbia di quei meticolosi tratti di inchiostro fissavo la bellezza assoluta”.
Ovviamente la scena più importante è una delle scene finali del film.
È quella in cui tutto si svela. E’ il momento in cui si capisce, infatti, che questi due personaggi, così radicalmente diversi, genio e sregolatezza il primo, bravura, competenza e rispetto delle regole il secondo, si incontrano, si comprendono, si stimano e si supportano. Entrambi realizzano infatti che la cosa più importante, quello che conta veramente, è la musica. Il momento è quello in cui Mozart, moribondo detta a Salieri una delle parti del Requiem, il “Confutatis”.

Quello che è straordinario è che la sceneggiatura di questo momento è quanto di meno cinematografico ci possa essere. Lo stesso Peter Shaffer afferma infatti:
“Il dettato del Requiem da parte di Mozart ormai moribondo mi sembrava che capovolgesse qualsiasi cosa avessi mai imparato sullo scrivere per il cinema. Le parole in se stesse non erano particolarmente interessanti. Non parevano nemmeno la sceneggiatura di un film. Non sembravano interpretate, erano opache. Si parlava di Do acuto, Mi bemolle, battuta 14. Erano numerose pagine di direttive musicali. Un uomo è a letto e l’altro sta scrivendo ai piedi del letto. E nessuno si muove. In qualsiasi scuola di cinema direbbero che non è materiale da film”.
Anche l’interprete di Mozart, Tom Hulce, al riguardo ha affermato:
E’ molto coraggioso avere un’intera sequenza in cui un compositore detta musica ad un altro. Ci avevano fatti preparare prima di iniziare le riprese con Neville Marriner e un suo assistente. Fecero recitare la scena a loro, affinché vedessimo come parlavano dei veri musicisti. E perdonami, Neville, ma fu orribile. Fu orrendo perché non erano attori. C’è un momento all’inizio della scena in cui Mozart cerca di trovare la frase che gli manca nella dettatura. In realtà quel giorno successe che avevamo degli auricolari per il playback della musica in modo che potessimo recitare a tempo. Avvenne un piccolo contrattempo per cui ci fu un momento in cui ero, come attore, sinceramente perso. Ma grazie alla fiducia reciproca l’intera sequenza è nel film. Cominciai a saltare delle informazioni. Saltavo delle informazioni che sapevo servivano a Murray Abraham (l’interprete di Salieri) per procedere. In questo modo doveva fermarmi continuamente e Salieri faceva la figura del meno intelligente.”
La musica che interagisce con la scena è questa
Dopo questo momento così drammatico il film si avvia alla conclusione con il funerale di Mozart sulle note del “Lacrimosa” che è l’ultimo brano, peraltro non finito, scritto da Mozart
E’ un brano del quale abbiamo parlato ampiamente all’inizio di questo percorso nella puntata numero 3.
Le ultime inquadrature riguardano un Salieri, ormai vecchio nel manicomio dove è stato ricoverato in seguito al tentativo di suicidio, che pronuncia un’altra frase, rivolgendosi al prete che lo sta accompagnando, molto significativa:
“Parlerò anche per voi padre. Parlerò per tutti i mediocri del mondo. Io sono il loro campione. Il loro santo patrono.”
Per chiudere questa puntata voglio riportare le parole di Neville Marriner, il direttore d’orchestra che ha diretto le musiche presenti nel film. Questa frase fuga tutti i dubbi, ammesso che ce ne siano, sull’importanza e il senso profondo di questo lavoro:
“Molte persone hanno così conosciuto Mozart, molto di più che se avessimo fatto solo dei concerti Ci sarebbero voluti 100 anni di concerti per toccare tutta la gente che ha toccato il film”.

Il mio amore per Mozart è nato dalla visione di questo film di Forman nel 1984.
Questa è un ulteriore conferma di quanto ha affermato Neville Marriner e che e’ riportato alla fine del racconto. Grazie per questo tuo commento.
Verissimo dopo aver visto x 3 volte il film amo Mozart e la Sua musica . Ho imparato ad amare tutta la musica classica.
Il max venne quando mi recai il 5 dicembre 91 a Salisburgo x sentire il Requiem in Cattedrale x il 200 anno di morte di Mozart
È quello che è successo anche a molti ragazzi ai quali l’ho fatto conoscere nei vari laboratori che ho avuto con loro. È uno dei grandi meriti di questo capolavoro. Grazie per questa tua osservazione.
Un regista grandioso al quale hai dato se possibile maggiore lustro! Ma io lego oltre che a Mozart l’opera di Forman a quel capolavoro che è Hair! Mozart non si discute Ma certo che Aquarius!
Grazie mille 💚🌼
Hai ragione. E non bisogna dimenticare “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Grazie per aver apprezzato il racconto.
L’incipit di questo post, con quella musica di sottofondo, mi ha fatto quasi piangere. 🙂 Altri passaggi durante il tuo racconto hanno fatto altrettanto. E vabbeh, forse sono in una fase della mia vita piuttosto esposta a sbalzi emotivi, ma quanto bello è commuoversi grazie alla bellezza? ☺️ Il resto è tutto da ascoltare come quando piove acqua fresca dopo giorni di afosa siccità. Quando un’opera artistica, in tempi bui come questi, riesce ad avvicinare le persone all’Arte, significa che è potente e importante. Ed oggi è cosa rara. Questo film è come la classica chiave che nelle fiabe porta a mondi sublimi ed è così bello sapere che queste chiavi esistono, e che il sublime che ci avvicna per qualche attimo al divino è potenzialmente ovunque. Grazie sempre e buon prosegumento, Sandro.
Molti momenti di questo film fanno questo effetto. Ci sono scene nelle quali la commozione sale forte soprattutto per le persone sensibili. Tu lo sei e questo ti fa onore. Hai ragione, bisogna tenersi stretta la bellezza e cercare di farla conoscere il più possibile, soprattutto in questo periodo che definire spesso buio è un eufemismo. Ti ringrazio, ovviamente, per la tua attenzione e per il tuo commento che, come sempre, mi hanno fatto enorme piacere.
Grazie.
Grazie a te per l’attenzione.
Conoscevo la musica di Mozart,ma il film ha sconvolto me stesso e ilodo di ascoltare la musica oltre Mozart e a Mozart torno sempre.
Quel film ha cambiato il modo di avvicinarsi alla musica di molte persone e questo e’ un indubbio merito. Oltre a tutto il resto le descrizione che lo sceneggiatore Peter Shaffer fa di alcuni brani sono delle perle.
Grazie per il tuo contributo.
Penso di averlo visto una decina di volte e lo rivredrei ancora. Film che dalla prima scena, Salieri col prete confessore, fa capire la differenza tra il talento e tutto il resto. Sono bastate le prime note per riconoscere Mozart e tantissime non sono bastate per riconoscere Salieri
E’ vero, però bisogna dire che, per esigenze della trama un pò particolare del film, Salieri è stato dipinto come mediocre, in realtà è stato un buon compositore, alla moda, che ha avuto la sfortuna (che poi a lungo andare è stata anche la sua fortuna), di incontrare sulla sua strada un genio della musica come Mozart. Grazie per il tuo commento.
Sono rimasto affascinato da quanto ho letto. Anche i commenti mi hanno coinvolto. Grazie.
Grazie a te, sono contento ti sia piaciuto e che tu abbia apprezzato anche i commenti.